Dichiarazione di Amnesty International sullo sgombero di manifestanti dall’ufficio del Segretariato Internazionale di Londra

29 Aprile 2019

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Con forte rincrescimento, Amnesty International ha reso noto che poco dopo le 22 del 26 aprile un gruppo di circa 40 manifestanti ha forzato l’ingresso degli uffici del Segretariato Internazionale di Londra. Un addetto alla sicurezza è stato spintonato, gettato a terra e calpestato senza fortunatamente riportare conseguenze che necessitassero un ricovero ospedaliero.

Poiché, a quel punto, la protesta iniziata il 24 aprile non poteva più essere considerata pacifica e la sicurezza del personale di Amnesty International non poteva più essere garantita, sono state chiamate le forze di polizia. Queste hanno esaminato la situazione, sono giunte alla conclusione che erano stati commessi reati penali e hanno assunto l’iniziativa di allontanare le persone che stavano occupando l’edificio. Purtroppo, alcune di esse hanno rifiutato di farlo e le forze di polizia hanno proceduto al loro allontanamento fisico e all’arresto.

L’intera vicenda è stata profondamente spiacevole. Per tutta la durata della protesta, Amnesty International ha mostrato disponibilità a dialogare con i manifestanti e ha invitato una loro delegazione a un incontro, non appena avesse avuto la possibilità di esaminare le informazioni che erano state fornite all’organizzazione.

Pur avendo reso chiaramente noto ai manifestanti che era in corso una violazione non gradita di una sua proprietà, Amnesty International era pronta a tollerare questa presenza e consentire lo svolgimento della protesta nell’atrio, se avesse continuato a rimanere pacifica.

Tuttavia, non poteva essere consentito di introdursi ulteriormente nell’edificio, poiché sarebbe stata messa a rischio la sicurezza del personale di Amnesty International e l’integrità del palazzo stesso. Con grande rammarico da parte di Amnesty International la protesta è diventata violenta, non lasciando altra opzione se non quella di chiedere l’aiuto delle forze di polizia a protezione del personale presente nell’edificio.

Ulteriori informazioni

La protesta era iniziata il 24 aprile, quando esponenti di organizzazioni curde avevano iniziato un sit-in nell’atrio dell’ufficio del Segretariato Internazionale di Amnesty International. Il giorno dopo una trentina di persone si erano introdotte nella zona di ricevimento dell’ufficio.

Il 25 aprile, avendo a mente la salute, il benessere e l’incolumità del suo personale, Amnesty International ha preso con riluttanza la decisione di chiudere l’edificio. Questo ha significato l’impossibilità per oltre 300 persone di recarsi al posto di lavoro e una rilevante interruzione dello svolgimento delle attività in favore dei diritti umani.

Il pomeriggio di venerdì 26 il numero dei manifestanti si era ridotto a nove. Nel corso della serata, tuttavia, si sono presentati altri 80 manifestanti, 40 dei quali hanno fatto irruzione nel palazzo.

I manifestanti chiedevano che Amnesty International emettesse una dichiarazione su una serie di questioni, compresi gli scioperi della fame nelle carceri della Turchia. Amnesty International si era impegnata ed è tuttora impegnata a esaminare le informazioni che le sono state fornite.

Amnesty International è perfettamente a conoscenza degli scioperi della fame in corso in Turchia dal novembre 2018 e della sofferenza di coloro che li stanno portando avanti. Ma, per esprimersi su qualunque violazione dei diritti umani, Amnesty International deve verificare in modo indipendente le denunce e chiedere il consenso delle singole persone coinvolte.

Nel corso dell’occupazione, i manifestanti hanno accusato Amnesty International di varie violazioni dei diritti umani, tra cui il diniego di acqua, di accesso a fonti d’aria fresca e ai servizi igienici. Amnesty International nega in maniera categorica queste accuse.

Nella zona di ricevimento dov’era in corso l’occupazione è in funzione un sistema di circolazione d’aria. Acqua e cibo sono stati forniti quando richiesti.

I servizi igienici sono al centro del palazzo e, considerato il modo in cui in precedenza i manifestanti si erano introdotti nella zona di ricevimento, non è stato possibile consentirvi l’accesso nell’interesse della sicurezza e dell’integrità dell’ufficio. È stato comunicato ai manifestanti che erano liberi di lasciare l’ufficio ogni volta che lo avessero chiesto per usare le molte strutture dotate di servizi igienici a poca distanza dall’ufficio.