Sicurezza e dignità negate: la paura di essere aggredite rende le donne prigioniere nelle loro case

8 Luglio 2010

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Sicurezza e dignità negate

La paura di essere aggredite rende le donne prigioniere nelle loro case

Avevo sempre sottovalutato la minaccia della violenza. Andavo abitualmente alle latrine, salvo quando si era fatto troppo tardi. Questo, fino a due mesi fa quando ho rischiato di essere stuprata.

Amina, 19 anni, abita nell’insediamento abitativo precario di Mathare a Nairobi, in Kenya. Questa ragazza rientra nei due milioni di persone –  metà degli abitanti della capitale africana – che a Nairobi vivono nei numerosi insediamenti, stipati sull’un per cento dei terreni su cui si estende la città.

In queste aree manca l’acqua potabile, non ci sono servizi igienici e fognari, non si può andare a scuola né rivolgersi a un ospedale per farsi curare. Gli abitanti subiscono discriminazione, sono esposti al rischio costante di sgomberi forzati e costretti a convivere con un elevato livello di insicurezza.

Qui la vita di donne e ragazze è molto difficile.

Come Amina, tante altre donne e ragazze per fare una doccia o utilizzare servizi igienici devono attraversare le strette strade degli insediamenti, prima di arrivare al bagno pubblico. In questi vicoli, che non sono illuminati, non esiste polizia e la possibilità di essere aggredite e stuprate è molto alta.
 
A queste donne non resta altra scelta che chiudersi in casa durante la notte e talvolta anche prima del tramonto.

Prigioniere nelle loro case, si vedono  negare quotidianamente il loro diritto ad accedere ai servizi igienico-sanitari, sono esposte maggiormente al rischio di contrarre malattie e vivono nella costante paura di subire violenza.

Firma l’appello per la dignità dei residenti degli insediamenti abitativi precari