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Nagaenthran K Dharmalingam, un cittadino della Malesia condannato a morte nel 2010 per aver introdotto sul territorio di Singapore 42,72 grammi di eroina, è stato impiccato all’alba del 27 aprile.
In tre occasioni, negli anni precedenti, esami medici avevano diagnosticato funzioni intellettive ai limiti e deficit cognitivi che avrebbero potuto indurre l’uomo a fraintendere il senso di lealtà e a non comprendere fino in fondo i rischi derivanti dalla commissione del reato: un reato che, peraltro, secondo il diritto internazionale, non è tra quelli “più gravi” per cui può essere inflitta la pena di morte.
A Singapore la pena di morte è la punizione obbligatoria per i reati di droga. Il giudice non può esaminare eventuali circostanze attenuanti che potrebbero spingerlo a pronunciare un verdetto diverso dall’impiccagione.
Si è trattato della seconda esecuzione in un mese, dopo due anni di pausa. Il 29 aprile è prevista un’altra esecuzione, quella di Datchinamurthy Kataiah, sempre di un cittadino malese e sempre per reati di droga.