Siria, Amnesty International: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve agire in maniera decisiva dopo l’attacco a Idlib

6 Aprile 2017

Aleppo, 21 settembre 2016 - Foto di AMEER ALHALBI/AFP/Getty Images

Tempo di lettura stimato: 10'

  • Esperti ritengono che un agente nervino simile al sarin sia stato lanciato dal cielo
  • Amnesty International ha convalidato e analizzato decine di video del sito dell’attacco
  • Il più mortale attacco chimico dal 2013 segue l’uso di altre armi chimiche e diffusi crimini di guerra con armi convenzionali

Le prove raccolte fanno ritenere che un agente nervino sia stato utilizzato in un attacco chimico che ha ucciso oltre 70 persone e ferito centinaia di civili a Khan Sheikhoun nella provincia di Idlib  a nord della Siria, ha rivelato Amnesty International mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stato convocato per una riunione di emergenza a New York mercoledì 5 aprile.

L’organizzazione chiede al Consiglio di sicurezza di adottare immediatamente una risoluzione volta a far rispettare il divieto di attacchi con armi chimiche e di favorire la consegna alla giustizia degli autori di questi crimini.

“I membri del Consiglio di sicurezza, in particolare Russia e Cina, hanno mostrato cinico disprezzo per la vita umana in Siria fallendo ripetutamente nel deliberare misure punitive contro i responsabili di crimini di guerra e altre gravi violazioni in Siria”, ha dichiarato Anna Neistat, direttrice della Ricerca di Amnesty International.

“Il Consiglio di sicurezza deve votare immediatamente per indagare su questo attacco e contribuire a consegnare i responsabili alla giustizia. In caso contrario, sarebbe catastrofico e si rischierebbe di incoraggiare ulteriori governi e gruppi armati in Siria a prendere di mira i civili con crimini di guerra che utilizzano armi proibite e di tipo convenzionale”.

Molte delle vittime dell’attacco, avvenuto intorno alle 6.30 ora locale di martedì 4 aprile, sembra siano state avvelenate mentre dormivano nei loro letti. Esperti di armi chimiche che lavorano con Amnesty International hanno confermato che le vittime è molto probabile siano state esposte a un agente nervino o a un composto organofosforico come il sarin. Gli esperti non credono che sia stato utilizzato cloro come nei precedenti attacchi chimici nel conflitto siriano.

Prove video

Amnesty International ha anche verificato l’attendibilità di più di 25 frammenti di materiale video girato all’indomani dell’attacco con armi chimiche. Alcuni video sono di qualità sufficiente per permettere agli esperti di osservare le vittime con pupille puntiformi, classico sintomo di avvelenamento da gas nervino. Personale medico ha riferito di aver sofferto di esposizione secondaria, che sarebbe anche coerente con l’uso di un agente nervino. In alcuni video le vittime appaiono prive di movimenti bruschi o spasmi e gli esperti concordano trattasi di casi estremi di avvelenamento. In altri, inclusi video di bambini, i pazienti tremano.

Un frammento di immagine, corroborato da Amnesty International con altri contenuti disponibili, mostra nove bambini senza vita sul retro di un camioncino. I minori, ragazze e ragazzi, sono nudi o vestiti parzialmente; sembrano morti nei loro letti. Nessun segno di trauma è visibile sui loro corpi,  il che è coerente con l’avvelenamento chimico.

Altri video realizzati in strutture mediche a seguito dell’attacco mostrano molte persone trattate per sofferenza respiratoria, così come altre immagini di morti, bambini e adulti. Non ci sono segni evidenti di ferite sanguinanti o lesioni da schegge.

“Questo è il più sanguinoso attacco chimico in Siria dall’adozione della risoluzione 2118 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’eliminazione delle armi chimiche in Siria nel 2013,” ha aggiunto Anna Neistat.

“L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e le Nazioni Unite hanno confermato congiuntamente diversi attacchi con armi chimiche da allora, da parte del governo e di forze non governative. È spaventoso che nessuno sia stato assicurato alla giustizia.”

Interviste con operatori sanitari a Idlib

Amnesty International ha intervistato un infermiere, che lavorava presso l’ospedale di Al Rahma la mattina dell’attacco. Si ricorda di aver controllato l’orologio intorno alle 06.20, mentre stava prendendo il caffè a colazione e tutto era tranquillo fino a quel momento.

“Il rumore dell’esplosione non era quello a cui siamo abituati – i miei colleghi ed io abbiamo pensato che non fosse un’esplosione a causa del tonfo, non era un suono di esplosione. Pochi minuti dopo, intorno alle 6.35 del mattino, le prime vittime hanno cominciato a essere portate all’interno-. Poi il flusso è continuato fino alle 9.00 circa. C’era un numero enorme di persone e aiuti che arrivavano, solo quattro medici erano in ospedale in quel momento e uno di noi è rimasto anche infettato”.

L’infermiere ha anche descritto sintomi sconosciuti:

“L’odore ci ha colpiti qui al centro; puzzava come cibo avariato. Abbiamo accolto vittime di attacchi di cloro prima – questo è stato completamente diverso. Le vittime vomitavano dal naso e dalla bocca, un colore giallo scuro, in alcuni casi virante al marrone. Paralisi alle funzioni respiratorie – i bambini morivano più velocemente degli adulti a causa di questo. Abbiamo provato le iniezioni … ma semplicemente non hanno funzionato. Le vittime non erano in grado di deglutire, erano prive di sensi, completamente inerti.”

“L’uso di armi chimiche è severamente vietato ai sensi del diritto internazionale umanitario e costituisce un crimine di guerra. La comunità internazionale deve mostrare sdegno e adottare tutte le possibili misure per proteggere il popolo siriano e le persone di tutto il mondo da tali atti orribili“, ha ammonito Anna Neistat.

Un medico che lavora presso l’ospedale di chirurgia specializzata, a circa 50 chilometri di distanza dal luogo dell’attacco, ha fornito anche il suo racconto dell’accaduto.

“Le vittime sono state inviate prima agli ospedali più vicini, quindi per quando ci hanno raggiunto saranno state le 8. L’attacco è avvenuto esattamente alle 6.42. Le vittime, inclusi circa 70 morti, sono arrivate a un totale di circa 400 persone, sparse tra i diversi centri medici e accolte in Turchia. La maggior parte delle vittime che abbiamo ricevuto erano ancora vive. Coloro che sono morti non sono riusciti ad arrivare. Due persone portate qui sono morte in ospedale.

“Le vittime ci hanno raggiunto in diverse condizioni – alcune avevano paralisi muscolari e respiratorie, che abbiamo provato a trattare con tranquillanti e atropina. Avevano secrezioni dalla bocca e dal naso, che erano bianche. Alcuni erano completamente incoscienti. Altri accusavano forti dolori muscolari. I bambini sono i primi a morire, non sono in grado di reagire. Abbiamo avuto solo un bambino che, grazie a Dio, è sopravvissuto.“

Ulteriori informazioni

Khan Sheikhoun è una piccola città sulla strada di Damasco nella Idlib rurale, che è una delle poche aree nella Siria nordorientale a rimanere sotto il controllo dell’opposizione. Negli ultimi mesi Idlib è diventata punto di raccolta per coloro che fuggono dalla violenza ad Aleppo e altrove. E ha subìto bombardamenti sporadici da postazioni di artiglieria e aerei siriani dal 2012. Recentemente il bombardamento si è intensificato, in risposta a un’offensiva a sorpresa da parte di gruppi armati di opposizione a Hama. Aerei della coalizione a guida Usa hanno inoltre compiuto attacchi nel governatorato di Idlib.

Amnesty International ha ripetutamente chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di porre fine al ciclo di impunità e di sottoporre la situazione in Siria alla Corte penale internazionale. Nel mese di febbraio 2017, Russia e Cina hanno posto il veto a una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza per imporre misure in base al capitolo VII relativo a “trasferimento non autorizzato di armi chimiche o qualsiasi uso di armi chimiche da parte di chiunque nella Repubblica araba di Siria”.

Questo attacco serve anche come promemoria tetro e sventurato ai paesi europei riuniti a Bruxelles per prendere in considerazione la ricostruzione della Siria, perché l’azione verso la giustizia e l’accertamento della responsabilità sia al centro di qualsiasi discussione circa il futuro del paese.

 

FINE DEL COMUNICATO                                                                                   Roma, 5 aprile 2017

Per maggiori informazioni:

capitolo sulla Siria tratto dal Rapporto 2016-2017 di Amnesty International

Per interviste:

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