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Lo storico attivista per i diritti umani Haytham al-Maleh è abituato a ricevere brutte notizie dalle autorità di Damasco.
Dal 1980, il lavoro di avvocato per i diritti umani ha procurato a quest’uomo di 79 anni due periodi di detenzione, dal 1980 all’86 e dal 2009 al 2011, mentre le vessazioni delle autorità hanno accelerato la chiusura dell’Associazione per i diritti umani in Siria, che dirigeva.
Il 23 giugno, quando il suo avvocato si è recato alla Direzione siriana per i passaporti e l’immigrazione e si è sentito dire che il divieto di viaggiare a carico del suo assistito era stato revocato dopo sette anni, Haytham al Maleh ha reagito con scetticismo e ha chiesto una seconda verifica della notizia.
‘Ho mandato un altro avvocato perché non credevo al primo. Pensavo che non avrei mai potuto lasciare la Siria’ – ha riferito ad Amnesty International.
Invece era vero. Haytham al Maleh è rientrato in possesso del suo passaporto il 26 giugno. Il 10 luglio ha finalmente lasciato il suo paese per andare in Europa. Lo stesso giorno, il governo siriano ha annunciato, durante una Conferenza del dialogo nazionale, boicottata dalle opposizioni, e che tutti i divieti di viaggio sarebbero stati aboliti. Haytham al Maleh ancora non riusciva a credere a quanto accaduto.
‘Anche mentre attraversavo il controllo di frontiera all’aeroporto, non riuscivo a credere che ero realmente libero di viaggiare’ – ha dichiarato.
La sua prima tappa è stata la Turchia, dove ha incontrato suo figlio Iyas per la prima volta dopo sette anni, e ha partecipato a una conferenza dell’opposizione siriana a Istanbul.
Dopo tre anni di carcere, Haytham al-Maleh è stato rilasciato l’8 marzo, nel quadro di un’amnistia per alcune categorie di detenuti, in particolare quelli dai 70 anni in su. Ma, avendo espresso il suo appoggio alle proteste di massa scoppiate poco dopo, è stato costretto alla clandestinità per evitare di essere arrestato.
Mentre era nascosto, ha fatto richiesta per un passaporto. Solo quando i suoi avvocati hanno verificato lo stato della sua richiesta, ha scoperto di essere finalmente libero di lasciare il paese. Il modo in cui Haytham al-Maleh è venuto a conoscenza del fatto che poteva viaggiare all’estero è indicativo della confusione che circonda l’emanazione e la revoca di questi divieti in Siria.
Centinaia, forse migliaia di siriani, tra cui attivisti per i diritti umani, attivisti politici e le loro famiglie, subiscono questi divieti arbitrari di viaggio, imposti dai vari settori dei servizi di sicurezza nazionali, che operano in modo non limpido. Tali divieti possono essere temporanei o permanenti e spesso una persona scopre di non poter viaggiare quando si rivolge alle autorità perché ha in programma un viaggio.
L’annuncio delle autorità siriane che i divieti di viaggio sono stati ormai revocati sembra costituire un passo avanti. Ma fino a quando non sarà chiaro quali e quante persone hanno subito il divieto sarà difficile valutare in quali proporzioni questi divieti sono stati revocati.
Nel frattempo Haytham al-Maleh sta continuando la sua attività politica all’estero, partecipando a eventi organizzati dall’opposizione e facendo pressione su personalità politiche europee.
Rispetto all’annuncio della revoca dei divieti di viaggio ha dichiarato: ‘Questo non è un progresso. I divieti non sarebbero dovuti essere mai imposti, perché violano la legge’.
Quando gli è stato chiesto se era preoccupato che le sue attività all’estero potessero metterlo a rischio se torna in Siria, Haytham al-Maleh ha risposto: ‘Non sono affatto preoccupato. Ho un motto: ‘Lasciate andare le preoccupazioni e iniziate a vivere!”.