Siria, Banias sotto assedio. Aumentano le vittime

8 Maggio 2011

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Secondo quanto riferito ad Amnesty International da attivisti locali e internazionali per i diritti umani, la repressione in atto in Siria ha provocato 48 morti mentre nella sola città di Banias sono stati eseguiti oltre 350 arresti, tra cui 48 donne, un bambino di 10 anni e almeno tre medici e 11 feriti portati via direttamente da un ospedale.

Amnesty International ha redatto una lista di 28 persone uccise dalle forze di sicurezza siriane venerdì 6 maggio (nove a Homs, sei ad Hama, quattro a Latakia e a Dayr al-Zoe, tre a Dera’a, uno a Idleb e a Damasco).

Sabato 7 maggio, le forze di sicurezza siriane hanno ucciso quattro donne che stavano prendendo parte a una protesta per chiedere il rilascio di alcuni arrestati, lungo la strada che collega Banias al villaggio di al-Marqab. Domenica 8 maggio i cecchini hanno ucciso due persone a Tafas e tre sono morte a Homs. Altri due pacifici manifestanti sono stati uccisi a Dayr al-Zor e nel villaggio di Jisr Shahour. Infine un bambino di 11 anni, Qassem Suheyr al-Ahmed, la notte tra l’8 e il 9 maggio, a Homs.

Le forze di sicurezza siriane hanno stretto d’assedio Banias e altre città. A Banias sono stati sospesi i rifornimenti di acqua, è stata tagliata l’elettricità e sono state interrotte le telecomunicazioni. La mattina del 9 maggio le strade della città erano pattugliate da 30 carri armati. Oltre alla presenza dei veicoli blindati, si segnala quella dei cecchini sui tetti di alcuni edifici, già responsabili di numerose uccisioni.

I carri armati sono entrati anche nella terza città del paese, Homs, a Mu’dhamiyeh nella periferia della capitale Damasco, così come a Tafas e Dera’a.

In totale, sono 580 le vittime della repressione delle manifestazioni iniziate intorno alla metà di marzo contro il governo del presidente Bashar al-Assad.

Le autorità siriane continuano ad attribuire le uccisioni a ‘bande di terroristi armati’ che cospirano contro il governo. Secondo l’agenzia ufficiale Sana, l’8 maggio un minibus sarebbe stato assaltato da ‘bande di terroristi armati’ a Homs e 10 operai sarebbero stati assassinati. Un attivista per i diritti umani ha però contattato Amnesty International affermando che il minibus sarebbe stato preso a fucilate dalle forze di sicurezza a un posto di blocco.

Amnesty International non ha il permesso di entrare nel paese e non può dunque verificare queste versioni contrastanti.

Quello che appare certo è che le forze di sicurezza hanno arrestato alcune centinaia di persone tra il 6 e l’8 maggio, che vanno ad aggiungersi alle centinaia, forse migliaia, di persone già arrestate dall’inizio delle proteste e detenute in incommunicado, senza accusa e senza poter avere accesso ad avvocati e familiari.

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