Siria: giornalista rischia la tortura

25 Agosto 2011

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Giornalisti e attivisti in Siria, che trasmettono agli organi di stampa informazioni sulle rivolte nel paese subiscono torture e altri maltrattamenti, ha dichiarato Amnesty International, mentre un giornalista ha iniziato la sua seconda settimana di detenzione in isolamento.

‘Adel Walid Kharsa è stato arrestato dalle forze di sicurezza nella sua città, Hama, il 17 agosto, sembra in relazione alle notizie diffuse sulle proteste.

Secondo le informazioni in possesso di Amnesty International, altri detenuti sono stati torturati affinché dicessero se avevano dato notizie sugli eventi in Siria a organi di stampa regionali e internazionali.

‘Sembra che l’arresto di ‘Adel Walid Kharsa sia legato ai suoi servizi sulle proteste popolari e sulla repressione brutale delle forze di sicurezza governative ad Hama’ ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e Africa del Nord.

‘Se è così, allora è un prigioniero di coscienza e deve essere rilasciato immediatamente e senza condizioni. Le autorità devono inoltre assicurare che sia protetto da tortura e altri maltrattamenti, possa contattare immediatamente la sua famiglia e un avvocato di sua scelta, e che riceva tutta l’assistenza medica di cui ha bisogno’.

‘Adel, 25 anni, ha lasciato la Siria lo scorso anno per cercare lavoro negli Emirati Arabi Uniti. Era così coinvolto da quello che stava accadendo nel suo paese che è tornato a giugno e ha iniziato a documentare la violenza e le uccisioni cui ha assistito ad Hama.

Nonostante le precauzioni prese –  realizzava i suoi servizi in forma anonima, parlando da un telefono – i funzionari di sicurezza siriani hanno scoperto la sua identità.

Ha ricevuto chiamate sul suo cellulare da agenti di sicurezza che lo invitavano a ‘pentirsi’ e consegnarsi alle autorità. Si è rifiutato ed è entrato in clandestinità.

Alle 5 del mattino del 17 agosto, è stato arrestato dalle forze di sicurezza nella casa dove si nascondeva. Da allora è tenuto in isolamento.

Le forze di sicurezza siriane hanno risposto alle proteste di massa iniziate lo scorso marzo, che chiedono le dimissioni del presidente Bashar al-Assad, con una massiccia campagna di arresti, che hanno preso di mira persone ritenute organizzatrici delle proteste e che le hanno sostenute in pubblico, sugli organi di stampa e su internet.

Uno di questi casi è quello del ventottenne ‘Wael’ (nome fittizio), arrestato a maggio e detenuto per tre settimane con l’accusa di aver filmato col suo cellulare le manifestazioni  nella sua città natale di Tell Kalakh, a sud della città occidentale di Homs. Egli ha detto ad Amnesty International:

‘Sono stato portato all’interrogatorio … Mi hanno accusato di essere un corrispondente di Al Jazeera, della Bbc e dei canali televisivi Wesal del Golfo. È vero che ho ripreso gli eventi col mio cellulare ma non li ho mandati ad alcun canale’.

‘Wael’, ha detto di essere stato costretto ad assumere la posizione della shabah (fantasma), coi polsi legati a una barra di metallo sospesa a un’altezza tale da costringerlo a stare sulle punte dei piedi per sei ore. Ha riferito di essere stato cosparso di acqua e di aver ricevuto scariche elettriche.

‘Già quando ha deciso di tornare in Siria per seguire la rivolta, ‘Adel Walid Kharsa aveva perso la sua libertà. Egli, come molte persone arrestate durante la repressione del regime, rischia di subire atti brutali finché è nelle mani delle autorità’ – ha affermato Philip Luther.