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Venerdì 7 settembre, a Teheran è previsto il vertice per discutere del futuro della Siria con i presidenti di Russia, Iran e Turchia.
“La vita di milioni di persone a Idlib è nelle mani di Russia, Turchia e Iran, i tre paesi che hanno più influenza su tutte le parti in conflitto nella zona. In questo vertice decisivo, sta a loro assicurare che la popolazione civile sia protetta dagli incessanti attacchi che hanno caratterizzato buona parte di questo brutale conflitto”, ha commentato Samah Hadid, direttrice delle campagne sul Medio Oriente di Amnesty International.
Dal 4 settembre, a Idlib sono ricominciati gli attacchi aerei della Russia, alleata del regime siriano.
Idlib, ritenuta l’ultima roccaforte dei ribelli, è la provincia in cui si sono radunati i profughi delle altre città distrutte dall’esercito siriano e dai suoi alleati. Proprio lì Bashar al-Assad intende lanciare una massiccia offensiva.
“Lo scioccante numero di civili uccisi e di crimini di guerra cui abbiano recentemente assistito in altre parti della Siria come Aleppo Est, la Ghuta orientale e Daraa non deve ripetersi a Idlib. È fondamentale che tutte le parti in conflitto non attacchino i civili, garantiscano passaggi sicuri a coloro che vogliono fuggire e assicurino, senza porre ostacoli, l’arrivo degli aiuti umanitari a tutti i civili che ne hanno bisogno”.
“La situazione umanitaria a Idlib, con due milioni di abitanti e 700.000 profughi pervenuti da altre zone della Siria, è già drammatica: l’accesso a servizi fondamentali come cure mediche, acqua potabile e istruzione è scarso e la maggior parte della popolazione fa affidamento sugli aiuti. I residenti non potrebbero sopportare le conseguenze di un’ennesima offensiva col ricorso a tattiche vietate dal diritto internazionale come la riduzione alla fame i bombardamenti indiscriminati”, ha spiegato Samah Hadid.
“La comunità internazionale deve agire immediatamente per premere sul governo siriano, sui gruppi armati dell’opposizione e sui rispettivi alleati affinché sia rispettato il diritto internazionale umanitario e si eviti un’ulteriore catastrofe umanitaria”.
Il conflitto armato siriano è entrato nel suo ottavo anno. Le forze siriane e i loro alleati, tra cui i combattenti iraniani e di Hezbollah, hanno riconquistato la maggior parte dei territori in precedenza controllati dall’Is e da altri gruppi armati, nei governatorati di Homs e Deir el-Zour e in altre aree del paese.
Si sono avvalsi del supporto delle forze armate russe, i cui raid aerei lanciati contro l’Is e altri gruppi armati contrapposti al governo avrebbero causato, secondo quanto si è appreso, morti e feriti tra i civili.
A ottobre 2017, le Forze democratiche siriane, nelle cui file erano schierati curdi siriani e gruppi armati arabi, hanno riconquistato il governatorato di Raqqa, togliendolo al controllo dell’Is. Queste sono state affiancate dalle forze della coalizione internazionale a guida statunitense, che ha lanciato incursioni aeree contro l’Is nel nord e nell’est della Siria, uccidendo e ferendo centinaia di civili.