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La risoluzione adottata all’unanimità il 22 febbraio dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lungamente attesa, fa sperare per la prima volta che si possa alleviare la sofferenza della popolazione siriana e offre una prospettiva di vita a oltre nove milioni di persone che hanno bisogno di aiuti umanitari, più di 250.000 dei quali sotto assedio.
La prima risoluzione che da tre anni ha voluto affrontare l’abissale crisi in atto in Siria chiede a tutte le parti di porre fine a tutte le violenze, a ogni forma di violenza e a tutte le violazioni dei diritti umani compresi i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. Chiede inoltre a tutte le parti di cessare gli assedi e consentire l’ingresso senza impedimenti alle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e ai loro partner operativi, lungo le linee interne di conflitto e attraverso le frontiere internazionali della Siria.
La risoluzione chiede che i responsabili delle violazioni dei diritti umani siano portati di fronte alla giustizia, ma tuttavia non fa menzione della Corte penale internazionale e non esprime la necessità che organismi quali la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria indaghino sulle violazioni dei diritti umani.
‘Ora occorre vedere fino a che punto il governo siriano e i gruppi armati d’opposizione si atterranno alle richieste della rivoluzione. Fino a quando non vi saranno significativi miglioramento nella situazione sul terreno, la risoluzione non cambierà le cose. In quel caso, il Consiglio di sicurezza dovrà agire di conseguenza‘ – ha dichiarato José Luís Diaz, direttore dell’ufficio di Amnesty International presso le Nazioni Unite a New York.