Siria, la risoluzione Onu apre la strada all’accertamento delle responsabilità dei crimini di guerra

22 Dicembre 2016

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L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato con 105 voti a favore, 15 contrari e 52 astensioni, la risoluzione promossa dal Liechtenstein che istituisce un meccanismo indipendente internazionale per l’accertamento delle responsabilità dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Siria dal marzo 2011.

“Con questa risoluzione, l’Assemblea generale ha contribuito a superare la paralisi del Consiglio di sicurezza sulla questione dell’accertamento delle responsabilità e ha mosso il primo passo verso la giustizia in favore di migliaia di vittime” – ha dichiarato Anna Neistat, alta direttrice di Amnesty International per le ricerche.

“Quella della Siria continua a essere una delle più strazianti tragedie dei nostri tempi e rappresenta anche un evidente prova del fallimento di quel sistema internazionale, istituito intorno al Consiglio di sicurezza, che dovrebbe prevenire atrocità che sconvolgono la coscienza dell’umanità” – ha proseguito Neistat.

“Approvando la risoluzione, la comunità internazionale ha preso posizione contro la completa incapacità del Consiglio di sicurezza di agire di fronte alle sconvolgenti atrocità che avvengono davanti agli occhi del mondo intero. La crisi siriana è costata la vita a centinaia di migliaia di persone e ha causato sofferenze inimmaginabili al popolo siriano” – ha sottolineato Neistat.

“Il massiccio sostegno degli stati membri delle Nazioni Unite alla risoluzione manda forti messaggi a tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano: i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità non saranno tollerati, i loro autori saranno chiamati a risponderne, l’impunità non sarà un’opzione” – ha aggiunto Neistat.

“Ora è fondamentale assicurare l’attuazione rapida e completa della risoluzione e garantire che il meccanismo che ha istituito sia in grado di condurre le opportune azioni penali nei confronti dei responsabili del crimini che sono stati commessi e che vengono ancora commessi in Siria” – ha concluso Neistat.