Siria, l’aviazione attacca col cloro e uccide un’intera famiglia

17 Marzo 2015

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Testimoni oculari hanno riferito ad Amnesty International di un attacco col cloro compiuto dall’aviazione siriana nella zona di Idlib, la sera del 16 marzo, in cui un’intera famiglia tra cui tre bambini è stata uccisa. Tra le 21.15 e le 23 di lunedì 16 marzo, elicotteri delle forze armate siriane hanno lanciato quattro barili bomba contenenti cloro sui villaggi di Sermine e di Qmainass. La famiglia Talab – Warf Mohamed, sua madre Ayoush Hassan Qaq, sua moglie Ala al-Jati e i tre piccoli Sara, A’isha e Mohamad – ha trovato una morte orribile. Complessivamente, un centinaio di persone – quasi tutti civili a parte un piccolo numero di combattenti dell’Esercito libero siriano – è stato esposto ai gas tossici.

Secondo un medico e un operatore della difesa civile, le persone colpite non avevano segni di ferite da esplosivo ma presentavano i classici sintomi di un attacco con armi chimiche: occhi arrossati, difficoltà respiratorie, tosse continua, vomito e bava alla bocca.

Questa è la testimonianza dell’operatore: ‘L’odore era terribile. Abbiamo evacuato le persone ma ci hanno detto che c’era ancora una famiglia nel seminterrato. Siamo andati a cercarli. Ho respirato una volta e, alla seconda, ho sentito la gola e gli occhi bruciare. Non avevamo né maschere né tute. Non riuscivo ad andare avanti. Cercavo di trattenere il respiro ma era impossibile. Ho visto una donna sulle scale. Era di colore bluastro e non respirava. L’abbiamo portata via. Poi sono arrivati altri con le maschere e hanno portato via la famiglia. Erano tutti morti‘.

In un video pubblicato da un attivista locale e girato in un ospedale poco dopo l’attacco (Attenzione: le immagini forti del video potrebbero urtare la sensibilità), si vede un bambino agonizzante su un tavolo, mentre i corpi degli altri due piccoli Talab vengono portati in una stanza e deposti sul corpo della madre. Nel settembre 2013, dopo che centinaia di persone erano morte a Ghouta, nei pressi di Damasco, a seguito di un presumibile attacco col gas sarin, il presidente siriano Bashar al-Assad aveva aderito alla Convenzione sulle armi chimiche e si era impegnato a distruggere tutte le scorte di agenti chimici vietati dal diritto internazionale.

Un anno dopo una missione d’indagine dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche aveva rinvenuto ‘conferme stringenti’ che un agente chimico era stato usato ‘sistematicamente e ripetutamente’ nel 2013  nel villaggi del nord della Siria.