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Amnesty International ha sollecitato il governo siriano a porre fine al brutale assedio delle aree a maggioranza curda della parte settentrionale della regione di Aleppo, la cui popolazione non riesce ad avere accesso a beni essenziali.
Queste aree, che comprendono i quartieri di Shelih Maqsoud e di Ashrafieh nella zona nord della città di Aleppo e una cinquantina di villaggi nella zona di Shahba, sono sotto il controllo di consigli locali curdi affiliati all’Amministrazione autonoma del Nord e dell’Est della Siria (Aanes)
L’assedio, imposto dall’agosto 2022 in coincidenza con l’inizio dei colloqui per normalizzare le relazioni diplomatiche tra Siria e Turchia, entrambe contrarie all’Aanes, impedisce a decine di migliaia di civili, compresi molti profughi interni, di ricevere carburante e aiuti a sufficienza. Le scorte di medicinali sono in via di esaurimento. In questi mesi invernali le persone sono costrette a bruciare suppellettili e materiali di plastica per difendersi dal gelo.
Da agosto, a seguito del blocco dell’ingresso del carburante, l’elettricità è erogata solo due ore al giorno. Gli ospedali, i panifici e altre strutture essenziali rischiano la chiusura. La Quarta divisione dell’esercito siriano, dedita al contrabbando, offre carburante a prezzi esorbitanti. La sezione siriana della Croce rossa araba, affiliata al governo, non invia più aiuti.
Nell’ultimo decennio il governo siriano ha fatto più volte ricorso agli assedi dei centri abitati, come nella regione di Damasco, a Daraa, a Homs e nella stessa Aleppo. Oltre a essere private di beni essenziali per la sopravvivenza, le popolazioni assediate venivano costantemente sottoposte ad attacchi illegali, veri e propri crimini contro l’umanità.
Il diritto internazionale umanitario vieta la riduzione alla fame della popolazione civile come tattica di guerra. Le parti coinvolte in un conflitto devono permettere e agevolare il passaggio, veloce e privo di ostacoli, dell’assistenza umanitaria imparziale a tutti i civili che ne necessitano.