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Amnesty International si è dichiarata molto preoccupata per la situazione che si è prodotta a Lampedusa negli scorsi giorni e ha chiesto alle autorità italiane di assicurare una risposta che rispetti i diritti umani di tutte le persone che si trovano sull’isola: sia gli abitanti che i migranti e i rifugiati.
Tutti coloro che si sono trovati a Lampedusa negli scorsi mesi, in quanto abitanti dell’isola o migranti e rifugiati, hanno già dovuto affrontare molti momenti difficili: come nel marzo del 2011, quando Amnesty International ha denunciato una crisi umanitaria generata dalla decisione del governo italiano di non trasferire le migliaia di migranti tunisini, bloccati dopo l’arrivo e abbandonati per giorni in condizioni agghiaccianti. In tale frangente, la popolazione di Lampedusa ha affrontato la situazione dando esempio di profonda solidarietà e umanità.
Amnesty International non giudica mai ammissibile la violenza da parte di chiunque e ritiene che gli eventi attuali non possano essere utilizzati per giustificare il ricorso a comportamenti che violano i diritti di migranti e richiedenti asilo.
Dall’inizio del 2011, quando sono iniziate le rivolte in Nord Africa e Medio Oriente, Amnesty International ha richiamato più volte le autorità Italiane a rispettare i diritti di migranti e rifugiati in arrivo sulle coste italiane via mare, per la maggior parte sull’isola di Lampedusa. Amnesty International ha chiesto all’Italia di assicurare l’operatività e l’adeguatezza di tutte le strutture di accoglienza disponibili, per garantire assistenza a chi arriva, con particolare attenzione ai gruppi vulnerabili, in particolare i bambini. L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto inoltre di garantire assistenza in centri aperti, senza far ricorso alla detenzione automatica, e di assicurare l’accesso alle informazioni, tra cui il diritto di chiedere protezione internazionale. L’organizzazione ha inoltre esortato il governo italiano a essere trasparente circa i propri accordi sul controllo dell’immigrazione coi paesi del Nord Africa e circa le misure prese in relazione al crescente numero di arrivi.
Purtroppo, le denunce che Amnesty International ha ricevuto nei mesi scorsi indicano che è stata presa una direzione opposta. Come sottolineato da diverse organizzazioni, molte persone appena arrivate, tra cui minori, sono state detenute sistematicamente e illegalmente, senza accesso alle informazioni né consapevolezza delle ragioni della detenzione e il prolungarsi della stessa. Pur avendo ricevuto in questi mesi soltanto una minima parte dei migranti e rifugiati fuggiti dal Nord Africa e dal Medio Oriente, l’Italia, come altri stati dell’Unione europea, non ha esitato a parlare di un ‘afflusso di massa’ e ha continuato a perseguire politiche di controllo delle frontiere a spese dei diritti umani. Amnesty International è stata inoltre informata di molteplici allontanamenti sommari di cittadini tunisini e del fatto che a giornalisti e rappresentanti delle organizzazioni della società civile sia stato negato l’accesso ai centri in cui migranti, richiedenti asilo e rifugiati sono trattenuti.
Mentre realizzava tale politica a Lampedusa e in altre parti del territorio, l’Italia, assieme ad altri paesi dell’Unione europea e alla Nato, non ha adottato tutte le misure necessarie per garantire ai civili in fuga dalla Libia e da altri paesi attraverso il Mediterraneo di mettersi in salvo. Dal marzo 2011, si ritiene che almeno 1500 persone siano morte in mare.
La Sezione Italiana di Amnesty International prenderà parte alla Marcia per la pace Perugia-Assisi del 25 settembre, sfilando dietro allo striscione ‘1500 morti nel Mediterraneo. Europa dove sei?’, per ricordare le oltre 1500 persone morte nel mar Mediterraneo, in fuga dalla Libia.
La marcia sarà preceduta dal meeting dei ‘1000 giovani per la pace’, il 23 e 24 settembre, e che si svolgerà a Bastia Umbra, nei pressi di Perugia. Arriveranno, da tutta Italia e dal Mediterraneo, un migliaio di ragazze e ragazzi impegnati a coltivare i valori della non violenza, della giustizia, della libertà, dei diritti umani, della pace e della responsabilità, con l’obiettivo di creare un crocevia di storie ed esperienze ma anche un laboratorio di idee e progetti.
L’incontro di Bastia Umbra sarà per Amnesty International l’occasione per raccontare l’esperienza del ‘Campeggio per i diritti umani’ di Lampedusa, durante il quale alla fine di luglio 41 ragazzi e ragazze arrivati da tutta Italia e da altri paesi europei hanno potuto conoscere da vicino la realtà dell’isola, attraverso incontri diretti con le organizzazioni che lavorano con i migranti e i rifugiati, l’associazionismo locale e la popolazione.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 22 settembre 2011
La Sezione Italiana di Amnesty International aderisce alla Marcia per la pace Perugia-Assisi
Libia, la risposta ‘totalmente inadeguata dell’Unione Europea’