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Abbiamo criticato la sentenza della Corte europea dei diritti umani che, oggi 10 marzo, ha stabilito che la Slovenia non ha violato i diritti di due famiglie rom negando loro l’accesso a servizi di base come l’acqua e i servizi igienici. Secondo noi, la Corte europea ha perso l’occasione per spezzare il ciclo di povertà e di emarginazione dei rom in Slovenia.
Nella denuncia alla Corte europea, due famiglie rom di Škocjan e Ribnica avevano accusato le autorità slovene di rifiutare la fornitura di acqua in quanto vivevano in insediamenti “informali”; ossia non ufficiali.
“La Corte ha dato loro torto. Che nel 2020 due famiglie rom della Slovenia non abbiano accesso adeguato ai servizi igienici e siano costrette a fare lunghi percorsi per prendere l’acqua, in alcuni casi da fonti inquinate, è una vergogna”, ha dichiarato Nataša Posel, direttrice di Amnesty International Slovenia.
Il diritto all’acqua è previsto dalla Costituzione slovena del 2016 ma negli insediamenti informali rom quella disposizione non è applicata.
“A prescindere dalla sentenza della Corte europea, chiediamo che la Costituzione slovena sia rispettata, in modo da proteggere i diritti delle comunità più vulnerabili ed emarginate dalla Slovenia”, ha aggiunto Posel.
Molte comunità rom della Slovenia vivono in insediamenti informali situati in zone rurali, costruiti decenni fa ma mai regolarizzati. La diffusa discriminazione presente nel paese impedisce spesso alle famiglie rom di acquistare o affittare case in altre zone.
Secondo la legge slovena, una persona può ottenere accesso ai servizi comunali, tra cui l’allacciamento alle reti idriche, solo se ha un titolo di possesso della terra dove vive e un permesso edilizio. Queste norme di fatto escludono molte comunità rom.
Si stima che in Slovenia vivano tra i 10.000 e i 12.000 rom. Molti di loro risiedono in insediamenti isolati e informali nelle zone rurali del paese, in strutture abitative precarie, senza la sicurezza del possesso.
Le inadeguate condizioni di vita dei rom in questi insediamenti sono uno dei principali fattori della drammatica differenza tra la loro aspettativa media di vita e quella del resto della popolazione slovena, 55 anni contro 77.
I bambini e le bambine rom sono particolarmente vulnerabili. Il tasso di mortalità infantile nelle comunità rom è quattro volte superiore alla media nazionale, quello dei bambini al di sotto dei quattro anni di età è addirittura sette volte più alto.