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Con la nuova legge antiterrorismo spagnola decine di utenti dei social media, musicisti, giornalisti e persino burattinai sono stati processati per motivi legati alla sicurezza nazionale.
Sono sempre più i casi di persone che contravvenendo alla severa normativa in vigore – anche con un semplice tweet – sono state accusate di apologia del terrorismo.
Nel rapporto intitolato “Twitta…se hai coraggio: come la legge antiterrorismo limita la libertà d’espressione in Spagna”, denunciamo il clima di paura nel quale non è più possibile esprimere idee alternative o fare satira controversa sui social media.
Si tratta di un continuo attacco alla libertà d’espressione.
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“Mandare in carcere chi fa musica rap per i testi delle canzoni e mettere fuorilegge la satira politica dimostra quanto in Spagna sia diventato ristretto il perimetro di ciò che è considerato accettabile sui social media”, ha dichiarato Esteban Beltrán, direttore di Amnesty International Spagna.
In base all’articolo 578 del codice penale spagnolo, chi abbia fatto apologia del terrorismo o denigrato le vittime del terrorismo o i loro parenti – in questa vaga formulazione – rischia una multa, il licenziamento dal settore pubblico e persino il carcere.
Il numero delle persone incriminate sulla base di questo articolo è cresciuto da tre nel 2011 a 39 nel 2017. Negli ultimi due anni le condanne sono state quasi 70.
Sebbene dopo gli attentati di Parigi del 2015 e le minacce del terrorismo internazionale l’articolo 578 sia stato ulteriormente ampliato, la grande maggioranza dei procedimenti avviati si riferisce a gruppi armati locali smantellati o inattivi, come l’Eta e il Grapo.
Da settembre 2018 è prevista l’attuazione in tutta l’Unione europea di una direttiva sulla lotta al terrorismo, che presenta il problematico concetto di apologia come un esempio di espressione che può essere criminalizzata.
Dal 2014, quattro operazioni coordinate di polizia – chiamate “Operazioni Spider” – hanno portato all’arresto di decine di persone che avevano postato messaggi sui social media, in particolare su Twitter e Facebook.
Arkaitz Terrón
L’avvocato Arkaitz Terrón ha denunciato di essere stato “trattato come un terrorista” per nove tweet, uno dei quali spiritoso, sull’assassinio da parte del gruppo armato Eta (Paese basco e libertà) di Luis Carrero Blanco, primo ministro dell’era-Franco, nel 1973. Accusato di apologia del terrorismo, è stato successivamente assolto.
J.C.V.
Un altro uomo, J.C.V., è stato condannato a un anno di carcere con sospensione della pena per 13 tweet: “L’obiettivo è di diffondere nella popolazione un clima di autocensura. Con me ci sono riusciti”, ha dichiarato ad Amnesty International.
Cassandra Vera
Nel 2017 Cassandra Vera, una studentessa di 22 anni, è stata condannata a un anno con sospensione della pena per denigrazione delle vittime del terrorismo per un tweet ironico sempre sull’assassinio di Carrero Blanco, risalente a 44 anni fa: “L’Eta non solo aveva una politica sulle auto di stato, ne aveva una anche sul programma spaziale”.
A seguito della condanna ha perso la borsa di studio universitaria e le è stato vietato di essere assunta nel settore pubblico per sette anni.