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In un rapporto diffuso oggi, Amnesty International ha chiesto al governo spagnolo di porre fine alla detenzione in incommunicado (in cui a un prigioniero è vietato ogni contatto con l’esterno), poiché viola i diritti umani delle persone private della propria libertà.
‘È inammissibile che al giorno d’oggi in Spagna una persona arrestata debba scomparire in un buco nero per giorni. Questa mancanza di trasparenza può essere usata per celare la commissione di violazioni dei diritti umani‘ – ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
Nel suo rapporto, Amnesty International evidenzia come in Spagna viga uno dei più rigidi regimi di detenzione europei e come questo costituisca una violazione degli obblighi internazionali assunti dal paese in materia di diritti umani.
Il codice di procedura penale spagnolo consente la detenzione in incommunicado fino a cinque giorni, che aumentano a 13 nei casi relativi a reati di terrorismo. Il periodo di 13 giorni consiste in cinque giorni di detenzione in una struttura di polizia, seguito da altrettanti giorni di detenzione preventiva e da tre ulteriori giorni, qualora un giudice ritenga necessario prolungare gli interrogatori.
‘Durante il periodo di incommunicado, i detenuti non possono avere contatti con medici e avvocati di propria scelta e i loro familiari non ricevono notizie. Molti detenuti hanno denunciato di essere stati sottoposti a maltrattamenti e torture durante tale periodo, ma queste denunce sono state raramente oggetto d’indagine‘ – ha spiegato Duckworth. ‘La detenzione in incommunicado costituisce una violazione del diritto a un processo equo e può rappresentare un trattamento crudele, inumano e degradante. In ogni caso, non è compatibile con gli standard internazionali sui diritti umani‘.
A più riprese, le organizzazioni internazionali hanno espresso preoccupazione per il rischio che i detenuti subiscano maltrattamenti e torture durante il periodo di incommunicado. Questo è quanto accaduto a Mohamed Mrabet Fahsi, arrestato il 10 gennaio 2006 nella sua abitazione nei pressi di Barcellona, con l’accusa di terrorismo. Durante la detenzione in incommunicado, Fahsi non ha potuto contattare il suo avvocato. Ha dichiarato ad Amnesty International di essere stato sottoposto a maltrattamenti e torture e che il medico che lo aveva visitato ha ignorato le sue denunce.
Il governo spagnolo giustifica l’uso della detenzione in incommunicado adducendo ragioni di sicurezza nazionale e salute pubblica.
‘La detenzione in incommunicado dev’essere relegata al passato. Nessun altro paese europeo mantiene un così rigido sistema di restrizione dei diritti dei detenuti‘ – ha concluso Duckworth.
Le richieste formulate da Amnesty International al governo spagnolo sono le seguenti:
cancellare le norme relative alla detenzione in incommunicado;
consentire a tutti detenuti di parlare in privato con i propri avvocati, senza la presenza di agenti di polizia;
consentire a tutti i detenuti di avere un avvocato di propria scelta e che questi sia presente durante gli interrogatori;
consentire a tutti i detenuti di essere visitati da un medico di fiducia;
consentire a tutti i detenuti di informare i propri familiari sul loro arresto e sul luogo di detenzione;
rendere obbligatoria la registrazione audio-video in tutti i luoghi in cui vi siano detenuti, salvo quando ciò violi il loro diritto ad avere colloqui privati con medici o avvocati;
avviare indagini tempestive, esaurienti e imparziali su tutte le denunce di tortura e altri maltrattamenti presentate dai detenuti.