Sport e diritti umani

9 Aprile 2018

@Roberto Serra/Virtus

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Intervista a Pietro Aradori

Pietro Aradori giocatore della Virtus e capitano della nazionale italiana di basket ha distribuito ai suoi fan delle maglie speciali da lui realizzate per sostenere la nostra battaglia per i diritti umani.

Sport e diritti umani è un binomio possibile?

Sì, certamente. È e deve essere un binomio. Lo sport è uno strumento potente che spesso è stato il mezzo di risoluzione di situazioni difficili e di divergenze, un mezzo potente di denuncia. Già in passato ciò è avvenuto in eventi e momenti importanti, come il black power di Tommie Smith e John Carlos, o più recentemente con il disgelo tra Corea del Nord e Corea del Sud in occasione delle ultime olimpiadi invernali. Ma volendo guardare anche in casa nostra e in particolare al mio sport, la realtà del Tam Tam Basket, salita alla ribalta negli ultimi tempi grazie alla sua esposizione mediatica, è la dimostrazione di quanto lo sport sia importante e si leghi indissolubilmente alla tutela degli individui e dei diritti umani.

In una delle ultime partire della Virtus hai regalato ai tifosi una maglia, invitandoli a sostenere Amnesty International. Come è nata questa idea?

Penso che noi siamo persone fortunate ma che insieme a questa fortuna abbiamo una grande responsabilità. Siamo esposti al pubblico e spesso i nostri gesti e le nostre condotte finiscono per essere degli esempi, soprattutto per i più piccoli. Proprio in virtù di questo, ho sentito la necessità di espormi al fine di inviare un messaggio importante in un momento così particolare ed Amnesty è storicamente una delle associazioni più impegnate per la tutela dei diritti umani.

 

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