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Il 10 luglio 1995, nel corso della guerra della Bosnia ed Erzegovina, le forze serbo-bosniache attaccarono l’enclave di Srebrenica, dichiarata ‘zona protetta’ dalle Nazioni Unite e in cui migliaia di musulmani bosniaci avevano trovato rifugio.
Dopo la presa di Srebrenica, le forze serbo-bosniache separarono dal resto della popolazione per poi ucciderli deliberatamente almeno 8000 uomini e ragazzi bosniaco-musulmani. Alcune donne furono stuprate.
Quanto successo a Srebrenica 15 anni fa è stato descritto come la peggiore atrocità commessa in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale ed è stato riconosciuto come genocidio dal Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia.
A distanza di 15 anni, la sorte di tantissime persone scomparse a Srebrenica e in altre zone della Bosnia ed Erzegovina resta sconosciuta.
Amnesty International chiede alle autorità della Bosnia ed Erzergovina ad adottare misure urgenti per identificare tutte le persone scomparse, portare i responsabili di fronte alla giustizia e dare riparazione alle vittime e ai loro familiari. Sempre al governo di Sarajevo, Amnesty International chiede di accelerare i procedimenti giudiziari nei confronti degli accusati di crimini di guerra, inclusa la violenza sessuale, anche attraverso l’attuazione della Strategia nazionale sui procedimenti relativi ai crimini di guerra.
L’organizzazione per i diritti umani sollecita la comunità internazionale a sostenere la Bosnia ed Erzegovina nel fare i conti col proprio passato.
Infine, Amnesty International chiede che Ratko Mladic sia consegnato senza ulteriori ritardi al Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia.