Sri Lanka: la repressione delle proteste pacifiche

10 Aprile 2024

Colobo, 3 aprile 2022 - Foto di ISHARA S. KODIKARA/AFP via Getty Images

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Amnesty International ha pubblicato oggi un nuovo rapporto sull’uso spropositato della forza da parte della polizia, durante trenta proteste che hanno avuto luogo nello Sri Lanka tra marzo 2022 e giugno 2023.

L’organizzazione per i diritti umani chiede che gli agenti delle forze di polizia impegnati nella violenta repressione dei manifestanti, vengano ritenuti responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse.

La ricerca di Amnesty International, intitolata “‘Pronti a reprimere qualsiasi protesta’. Sri Lanka: l’uso illegale delle armi durante le proteste”, descrive un modello sistemico dell’utilizzo illegale e improprio di gas lacrimogeni, idranti e manganelli da parte delle forze di polizia, con prove video che rivelano che durante almeno 17 delle proteste – più della metà di quelle analizzate – la condotta delle forze di polizia è stata ben al di sotto del diritto e degli standard internazionali sull’uso della forza.

“Fin dall’inizio, la polizia dello Sri Lanka ha reagito alle proteste del 2022-2023 partendo dal presupposto che sarebbero state illegali e violente e che avrebbe dovuto usare la forza per reprimerle. La polizia non ha riconosciuto il diritto delle persone di protestare pacificamente e l’obbligo delle autorità di facilitare e proteggere le proteste. Invece, ha preso di mira, inseguito e picchiato manifestanti, per lo più pacifici”, ha dichiarato Smriti Singh, direttore di Amnesty International per l’Asia meridionale.

Nel corso del 2022 e del 2023, i cittadini e le cittadine dello Sri Lanka hanno manifestato per chiedere responsabilità riguardo alla prolungata crisi economica, alla corruzione e alle violazioni dei diritti umani, con proteste su vasta scala e attraverso il movimento di occupazione noto come “Aragalaya”, attivo nella capitale Colombo e in altre città del paese.

Amnesty International sta continuando tuttora a documentare l’uso illegittimo della forza contro i manifestanti pacifici.

Nel frattempo, nelle province settentrionali e orientali del paese, le forze di sicurezza e le agenzie di intelligence svolgono regolarmente attività di sorveglianza, intimidazione, molestie e ostacolo alle proteste, in gran parte pacifiche, portate avanti dal 2017 dai parenti delle vittime di sparizione forzata durante il conflitto armato dei decenni precedenti.

Nel corso della sua indagine, Amnesty International ha condotto 39 interviste e un’inchiesta su fonti pubbliche sulla base di 95 video verificati raccolti sui social media riguardanti 30 manifestazioni, prevalentemente a Colombo, Battaramulla, Kelaniya, Jaffna e Galle. Nel marzo 2024, Amnesty International ha scritto ai dirigenti delle forze polizia dello Sri Lanka descrivendo le accuse contenute nel suo rapporto e richiedendo un commento ufficiale, ma al momento non ha ricevuto alcuna risposta.

 

Uso illegale e “disumano” di gas lacrimogeni, idranti e manganelli

La polizia ha seguito un modello ricorrente, che consiste nell’utilizzo reiterato e nella stessa area di grandi quantità di gas lacrimogeni, a volte in combinazione con l’uso di idranti, contro manifestanti pacifici o per lo più tali, senza concedere loro un’adeguata opportunità di disperdersi e senza compiere alcuno sforzo ragionevole per limitare il rischio di causare danni, in violazione del diritto internazionale e degli standard internazionali. Questo mostrano i video verificati da Amnesty International durante alcune proteste del 2023, in particolare durante la manifestazione pacifica del 3 febbraio a Colombo.

Thilina, giornalista e manifestante, ha raccontato ad Amnesty International che la polizia ha anche usato i manganelli contro i manifestanti:

“Dopo aver usato idranti e gas lacrimogeni, ci hanno inseguito e picchiato mentre cercavamo di scappare. Mi hanno colpito con un manganello sulla schiena”

La polizia ha sparato granate lacrimogene alle spalle dei manifestanti mentre cercavano di disperdersi, violando gli standard internazionali sui diritti umani. Inoltre, ha ripetutamente omesso di prendere adeguate misure precauzionali nell’uso dei gas lacrimogeni, facendoli esplodere in aree prive di chiara via d’uscita, come vicino alle scuole. Ciò ha ulteriormente esposto bambini, bambine e passanti agli effetti delle sostanze chimiche irritanti. Amnesty International ha analizzato almeno tre video che mostrano bambini che si strofinano gli occhi doloranti e tossiscono.

Upeksha*, una manifestante, ha raccontato ad Amnesty International:

“La polizia ha usato gas lacrimogeni fino a quando la gente non riusciva più a respirare. Siamo entrati in un tempio e abbiamo usato utensili e acqua per lavare gli occhi dei bambini”

 

“Gli idranti sono stati aperti all’improvviso…c’erano getti d’acqua continui”

La polizia ha utilizzato, a distanza ravvicinata, idranti contro manifestanti prevalentemente pacifici in situazioni dove questi non costituivano una minaccia per gli agenti e stavano cercando di allontanarsi.

La polizia ha colpito con l’idrante un giornalista che stava trasmettendo in diretta da una manifestazione a Colombo nel giugno 2023, nonostante i chiari e visibili segni di telecamere e altre attrezzature stampa. Nel nord del paese, la polizia ha utilizzato l’idrante contro una protesta, in gran parte pacifica, dei familiari delle persone scomparse.

Devika*, il cui marito è scomparso forzatamente 15 anni fa dopo la fine del conflitto armato interno, ha raccontato ad Amnesty International:

“Il getto d’acqua è stato puntato verso il mio viso e sono stata colpita violentemente nell’occhio. L’occhio si è gonfiato e ho perso i sensi”

 

Mancanza di indagini e di responsabilità: “Era come se stessero punendo i manifestanti”

Nonostante le diffuse violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia e delle forze di sicurezza, nessun agente o soldato è stato indagato né condannato per l’uso illegale della forza durante le proteste del 2022 e 2023. Questa mancanza di responsabilità si inserisce nel contesto di una più ampia cultura dell’impunità, in cui gli agenti di polizia e i militari sono stati raramente chiamati a rispondere delle violazioni dei diritti umani commesse; inoltre, incoraggia le forze dell’ordine a continuare a reprimere violentemente le proteste.

Secondo i principi del diritto internazionale, lo stato dello Sri Lanka ha la responsabilità di indagare in modo efficace, imparziale e tempestivo su qualsiasi accusa o ragionevole sospetto di violazioni dei diritti umani da parte di agenti delle forze di polizia. Se dalle indagini emergono prove sufficienti e credibili, coloro che sono sospettati di responsabilità penale devono essere consegnati alla giustizia in processi equi davanti a tribunali civili ordinari. Ciò vale per coloro che hanno responsabilità a tutti i livelli, compresi gli alti funzionari.

“L’impiego della forza durante le proteste non è conforme al diritto e agli standard internazionali e limita il diritto alla libertà di riunione pacifica in Sri Lanka, garantito dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui il paese fa parte. Le autorità devono quindi indagare con urgenza su tutte le accuse credibili circa l’uso illegale della forza da parte della polizia durante le proteste del 2022-23, poiché il mancato accertamento costituirebbe di per sé una violazione dei diritti umani”, ha concluso Smirti Singh.

*I nomi sono stati modificati per proteggere l’identità delle persone intervistate.