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Di fronte alla ripresa del conflitto che dal 1983 a oggi oppone i guerriglieri separatisti tamil (Tigri per la liberazione della patria Tamil, Ltte) al governo centrale e che ha provocato, a seconda delle fonti, tra i 70 e gli 80.000 morti, Amnesty International ha chiesto a entrambe le parti la dichiarazione immediata di una tregua umanitaria e la creazione di corridoi umanitari per consentire a centinaia di migliaia di civili di lasciare le zone di guerra.
Negli ultimi giorni il conflitto si è ancora più inasprito. Il 9 febbraio un’attentatrice suicida si è lasciata esplodere a un posto di blocco, uccidendo 28 persone e ferendone altre decine, quasi tutti civili che cercavano di fuggire dalle aree interessate dagli scontri. L’attentato, pur non rivendicato dall’Ltte, è stato attribuito al gruppo separatista che ha una lunga tradizione di ricorso ad azioni del genere.
In precedenza, il 3 febbraio, l’esercito dello Sri Lanka aveva bombardato l’ospedale di Puthukkudiyiruppu, in territorio tamil, provocando la morte di 52 civili.
Il governo ha ristretto l’accesso dei mezzi d’informazione nelle zone di conflitto. In una guerra che rischia di non avere testimoni, come sempre la popolazione civile paga le conseguenze peggiori del disprezzo assoluto mostrato da entrambe le parti per le norme del diritto umanitario.
Negli ultimi tre anni, almeno 14 operatori dell’informazione sono stati assassinati nel paese. L’ultima vittima è stata Lasantha Wickramatunga, direttore del quotidiano Sunday Leader, ucciso lo scorso mese di gennaio. Decine di altri giornalisti sono stati minacciati, arrestati e picchiati e oltre 20 hanno dovuto lasciare il paese.