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Il Governo autorizza la vendita di due fregate militari all’Egitto: in mancanza di un passaggio parlamentare (come previsto dalla legge) si potrebbero configurare azioni legali
A poche ore dalla rassicurazione, alla Camera dei deputati, di “vendita ancora non autorizzata dal Governo” del Ministro degli esteri Luigi di Maio, nuove notizie di stampa provenienti dal Consiglio dei ministri tenutosi ieri indicano invece una concretizzazione dell’autorizzazione all’esportazione verso l’Egitto di due navi militari. Secondo quanto riportato da diversi organi di stampa infatti il Consiglio dei ministri, senza nessuna voce contraria, avrebbe deciso di dare mandato all’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA) di procedere con la firma della licenza di vendita.
Con una nota congiunta, insieme a Rete della Pace e Rete italiana per il Disarmo, riteniamo profondamente errata questa decisione, come già espresso nelle motivazioni di lancio della mobilitazione congiunta #StopArmiEgitto.
Il passaggio in Consiglio dei ministri configura inoltre una vendita di armamenti del tutto eccezionale per caratteristiche e modalità visto che si tratta di navi già costruite e destinate alla nostra Marina per il suo ammodernamento, mentre ora, senza alcun piano d’investimento, con una alquanto dubbiosa procedura d’urgenza ed in violazione di una legge nazionale, il governo decide di venderle all’Egitto, paese coinvolto in guerre e incapace di proteggere i diritti umani.
A maggior ragione questa eccezionalità impone il passaggio ed il parere del Parlamento, come indica chiaramente la legge 185 del 1990 sull’export di armamenti.
Quando infatti si intendono superare i principi e i criteri che regolano la materia, è necessario, secondo il comma 6 dell’articolo uno della legge, che le deliberazioni del Consiglio dei ministri siano adottate “previo parere delle Camere”.
Le nostre organizzazioni chiedono dunque che tale passaggio parlamentare venga svolto al più presto, e fanno appello alle forze politiche e a tutti i deputati e senatori affinché lo richiedano con forza. E che in tale dibattito portino avanti posizioni conformi all’articolo 11 della Costituzione e al perimetro della legge 185/90.
Il governo ha ancora il tempo di procedere secondo il percorso dettato dalla legge e soprattutto ha ancora la possibilità di fermare una vendita di armamenti che andrebbe a sostenere un regime responsabile di gravissime violazioni dei diritti umani ed attualmente coinvolto sia nel conflitto in Libia che nel conflitto in Yemen.
L’auspicio delle organizzazioni è quello che si apra quanto prima un dibattito trasparente in sede parlamentare sulla questione, anche per non essere costrette a prevedere eventuali azioni legali qualora l’autorizzazione venisse emessa senza questo fondamentale passaggio procedurale.