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Amnesty International ha sollecitato le autorità del Sudan a vietare l’uso di proiettili letali nel corso delle proteste in corso in tutto il paese a partire da metà giugno contro il carovita e l’aumento dei prezzi.
Il 31 luglio almeno 10 manifestanti sono stati uccisi a Nyala, nel Darfur meridionale, quando le forze di sicurezza e la polizia paramilitare hanno aperto il fuoco contro un corteo composto in maggior parte da studenti delle scuole superiori. Almeno otto di essi sono stati colpiti da proiettili al petto, sparati da distanza ravvicinata.
Secondo informazioni ricevute da Amnesty International, ad alcuni dei feriti ricoverati presso l’Ospedale generale di Nyala sarebbero state negate le cure mediche, altri sarebbero stati arrestati all’interno del nosocomio e portati via da uomini della sicurezza in abiti civili.
In risposta alle proteste di quella che è stata chiamata la ‘primavera sudanese’, le forze di sicurezza hanno arrestato centinaia di esponenti politici e di appartenenti alla società civile. Molti di essi hanno denunciato di essere stati torturati con bastoni e tubi di gomma, presi a pugni e lasciati a lungo sotto il sole cocente. Ciò nonostante, hanno preferito non presentarsi ai pronto soccorso per timore di subire rappresaglie.
Le manifestazioni sono state represse con manganelli, gas lacrimogeni e a colpi d’arma da fuoco.