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Secondo il Comitato dei medici del Sudan, con cui Amnesty International è in contatto, sono almeno 40 i manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza dopo il colpo di stato del 25 ottobre. A questo numero va aggiunto quello delle persone, almeno 50, rimaste ferite dai proiettili esplosi per reprimere le proteste.
Il periodo di maggiore repressione è risultato quello tra il 13 e il 17 novembre, quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i partecipanti alle manifestazioni nella capitale Khartoum, uccidendo almeno 23 persone e ferendone almeno 50 per poi andare a caccia dei feriti negli ospedali.
A seguito di un negoziato terminato il 21 novembre, è stato reinsediato Abdalla Hamdok, il primo ministro deposto dai militari. Hamdok ha annunciato che le autorità avvieranno “un’indagine indipendente e trasparente” sulle violazioni dei diritti umani commesse dal 25 ottobre.