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Oltre 200 rappresentanti dei popoli nativi, lavoratori, accademici, ambientalisti e attivisti per i diritti umani – un numero senza precedenti – hanno adottato oggi a New York una storica dichiarazione che chiede ai governi e alle imprese economiche di affrontare urgentemente l’emergenza climatica per assicurare la sopravvivenza dell’umanità.
La dichiarazione è stata adottata durante i lavori del Summit dei popoli su clima, diritti e sopravvivenza umana, in programma a New York fino al 19 settembre, alla vigilia del Vertice delle Nazioni Unite sull’azione in favore del clima, in programma al Palazzo di Vetro il 23 settembre.
Il Summit è stato convocato dall’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Greenpeace International, Amnesty International, Centro per il diritto internazionale ambientale, Fondo globale Wallace e dal Centro per i diritti umani e la giustizia globale dell’Università di New York.
L’obiettivo degli organizzatori e dei partecipanti è quello di mettere in campo nuovi poteri, energie e risorse per dare vita a un movimento di massa orientato al superamento della crisi climatica attraverso politiche che pongano al centro le persone e i diritti umani.
Tra gli strumenti di pressione su governi e imprese economiche sono stati individuati le azioni giudiziarie comuni, le campagne nazionali e internazionali, i disinvestimenti dal settore delle energie fossili e un uso più efficace degli strumenti a disposizione per chiamare i responsabili di determinati comportamenti e azioni a renderne dovutamente conto.
Seguono alcune dichiarazioni:
Craig Mokhiber, direttore dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite:
“Rispetto a chi vive lungo la frontiera del cambiamento climatico, le conseguenze in termini di diritti al cibo, all’acqua, all’igiene, a rifugi adeguati, alla salute, alla sicurezza personale e persino alla vita si stanno facendo già sentire. Molti di coloro che vivono su piccole isole, sulle coste e in zone soggette a rapida desertificazione vedono erodersi il proprio diritto all’autodeterminazione. Gli sfollamenti causati dal cambiamento climatico minacciano di costringere milioni di persone a intraprendere viaggi caratterizzati da vulnerabilità e incertezza. In sintesi, gli effetti negativi del cambiamento climatico colpiscono direttamente la fabbrica della società umana. Ogni stato deve prendere misure urgenti ed efficaci per affrontare questa minaccia ai diritti umani. Unendo i tanti gruppi che chiedono la giustizia climatica, vogliamo cercare di favorire un’azione per il clima basata su diritti umani e inclusione”.
Jennifer Morgan, direttrice generale di Greenpeace International:
“La crisi climatica è una crisi dei diritti umani. Le conseguenze umane degli estremi disastri metereologici possono essere sconvolgenti, come abbiamo visto dalle profonde devastazioni causate dall’uragano Dorian. La dichiarazione adottata al Summit segna una nuova era dell’attivismo climatico. Guidati dai giovani e insieme ai nostri alleati, agiremo e sfideremo i responsabili. I governi deboli e le industrie tossiche non sapranno dove andare a nascondersi. Porremo le persone al centro delle nostre richieste e chiederemo giustizia climatica per le comunità che sono le meno responsabili e le più vulnerabili di fronte all’emergenza climatica”.
Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International:
“La sfida più urgente al mondo ha bisogno del potere e della diversità che i movimenti popolari per i diritti umani sanno portare. Abbiamo l’appoggio della base, l’energia e gli strumenti per combattere in favore della giustizia climatica. Ma finora abbiamo colpito troppo debolmente rispetto alla nostra forza. Amnesty International vuole fare la sua parte per cambiare questa situazione. Vogliamo che il Summit contribuisca a far emergere tutto il potenziale del movimento globale per i diritti umani, per proteggere le generazioni presenti e future. Uniti, vinceremo”.