Summit globale della salute: Amnesty International chiede una deroga ai diritti di proprietà intellettuale e la condivisione di tecnologie atte a salvare vite umane

20 Maggio 2021

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Amnesty International ha sollecitato i leader che domani parteciperanno al Summit globale della salute a rendersi conto che il tempo sta scadendo e che, se non vi sarà una deroga ai diritti di proprietà intellettuale, la pandemia da Covid-19 non potrà essere tenuta sotto controllo per anni a venire.

Solo la scorsa settimana nell’America meridionale e nell’Asia meridionale sono morte oltre 60.000 persone, il 70 per cento del totale dei decessi da Covid-19 in quel periodo. Le scorte di ossigeno scarseggiano e i sistemi sanitari di quelle due regioni sono prossimi al collasso. In Pakistan, solo una persona su 75 è stata vaccinata mentre negli Usa una persona su due ha ricevuto almeno la prima dose.

La bozza di dichiarazione che dovrebbe essere approvata dal Summit, chiamata “Dichiarazione di Roma”, non contiene alcun riferimento alla deroga ai brevetti sui vaccini. Amnesty International chiede urgentemente che sia posto rimedio a questa clamorosa omissione.

“Mettersi d’accordo per prevenire future pandemie ha senso, ma è difficile credervi se gli stati e le aziende farmaceutiche non adottano le misure indispensabili per contrastare la pandemia in corso”, ha dichiarato Tamaryn Nelson, consulente sulla salute di Amnesty International.

“Il miglior modo per prepararsi alle crisi sanitarie è quello di prevenirle e i vaccini in questo giocano un ruolo cruciale. Un centinaio di stati, compresi gli Usa, ha capito l’importanza di una deroga ai diritti di proprietà intellettuale per poter aumentare la produzione dei vaccini e farla finita col Covid-19. Invece la Germania, l’Australia, il Regno Unito e vari stati membri dell’Unione europea hanno una posizione contraria”, ha commentato Nelson.

“Di fronte alla morte quotidiana di migliaia di persone, è chiaro che il profitto non può venir prima della salute. Gli stati devono assumersi la responsabilità di premere sulle aziende farmaceutiche affinché condividano le loro tecnologie e conoscenze in modo che ognuno riceva equamente il vaccino”, ha sottolineato Nelson.

“Secondo l’andamento attuale, gli stati meno sviluppati non riceveranno dosi tali da assicurare un’adeguata copertura vaccinale almeno fino al 2023. Pertanto, milioni di persone continueranno a morire senza le medicine e le cure mediche necessarie. Se il mondo intero non sarà protetto dalla pandemia, la salute delle persone sarà a rischio e le varianti continueranno a imperversare rendendo nulla l’efficacia degli attuali vaccini”, ha ammonito Nelson.

“Ma la soluzione c’è. Se le aziende farmaceutiche dessero seguito alla loro responsabilità in materia di diritti umani, smettessero di contrastare i tentativi di aumentare l’accesso ai vaccini e iniziassero a condividere le loro tecnologie e conoscenze, molti più vaccini potrebbero essere prodotti e a un costo più basso. Purtroppo, nessuna azienda ha accettato di condividere brevetti e conoscenze attraverso l’Organizzazione mondiale della sanità. È miope e discriminatorio affermare che gli stati in via di sviluppo, con le necessarie risorse, non potrebbero produrre vaccini equivalenti sicuri e di buona qualità”, ha proseguito Nelson.

“Di fronte alla devastante realtà odierna, chiediamo ai leader che parteciperanno al Summit globale sulla salute di affrontare l’elefante nella stanza e affermare l’importanza di una deroga alle restrizioni sulla proprietà intellettuale, per porre fine alla pandemia da Covid-19. L’unico modo per uscirne fuori è farlo globalmente. È giunto il momento che gli stati ricchi e le aziende farmaceutiche pongano le persone al di sopra del profitto”, ha concluso Nelson.

 

Ulteriori informazioni

Nell’ottobre 2020, India e Sudafrica hanno chiesto una deroga che consentirebbe ai paesi di non concedere né di applicare i brevetti e altri specifici diritti di proprietà intellettuale sui prodotti per il contrasto al Covid-19 fino al raggiungimento dell’immunità di gregge. Un grande numero di paesi a basso e medio reddito ha espresso il proprio sostegno a favore di questa proposta. La maggior parte dei paesi ad alto reddito, tra cui l’Unione europea e i suoi stati membri, si è espressa in maniera sfavorevole. L’Unione europea è membro dell’Organizzazione mondiale del commercio, e anche i suoi stati membri lo sono a tutti gli effetti. La Commissione europea rappresenta l’Unione europea alle riunioni dell’Organizzazione mondiale del commercio.

In caso di approvazione, la deroga sospenderebbe l’attuazione, l’applicazione e l’esecuzione di alcuni diritti di proprietà intellettuale, come i brevetti su prodotti farmaceutici, e faciliterebbe lo sviluppo e la produzione di un numero maggiore di test diagnostici, cure e vaccini contro il Covid-19.

Il 5 maggio gli Usa hanno modificato la loro posizione dichiarando di sostenere la deroga sebbene limitatamente ai vaccini.

Gli standard internazionali sui diritti umani e le disposizioni in materia di commercio internazionale stabiliscono chiaramente che la protezione della proprietà intellettuale non deve mai avvenire a scapito della salute pubblica.

L’accordo sugli aspetti commerciali relativi ai diritti di proprietà intellettuale (Trips) dell’Organizzazione mondiale del commercio stabilisce degli standard minimi per molte forme di proprietà intellettuale che riguardano le aziende farmaceutiche, quali diritti d’autore, marchi registrati, brevetti, informazioni riservate (tra cui segreti commerciali e dati sperimentali) e pratiche anticoncorrenziali.

Le aziende farmaceutiche hanno finora rifiutato di condividere le proprie conoscenze sui vaccini con il resto del mondo. Nessuna azienda con un vaccino efficace è entrata nel pool di accesso alla tecnologia riguardante il Covid-19 (C-Tap) promosso dell’Organizzazione mondiale della sanità, che era stato creato per facilitare la condivisione dei programmi di vaccini e terapie.