Tempo di lettura stimato: 5'
Alla vigilia del voto della commissione Affari legali del parlamento svizzero su una proposta di legge antiterrorismo presentata dal governo, Amnesty International ha espresso preoccupazione per una normativa che considererebbe “potenziali rei di terrorismo” persino minori di 12 anni.
La Legge federale sulle misure di polizia per combattere il terrorismo all’esame del parlamento di Berna autorizzerebbe all’emissione di ordinanze per limitare i diritti alla libertà personale, di movimento, di espressione, di riunione nonché quelli alla privacy, alla vita familiare e al lavoro sulla base del vago concetto che una persona potrebbe, in futuro, costituire una minaccia alla sicurezza nazionale.
La normativa consentirebbe inoltre alle forze di polizia ampi poteri di disporre arresti domiciliari, divieti di viaggio e misure di sorveglianza elettroniche a fronte di scarse, se non nulle, salvaguardie nei confronti degli abusi di legge.
“Se la polizia ritiene che una persona costituisce una minaccia, il sistema giudiziario deve indagarla, incriminarla e processarla. Così funziona il diritto penale“, ha dichiarato Julia Hall, esperta di Amnesty International su antiterrorismo e diritti umani in Europa.
“Limitare le libertà personali non su cosa si è fatto in passato ma su cosa si potrebbe fare in futuro apre le porte agli abusi di legge. Le misure previste dalla proposta di legge, alcune delle quali applicabili anche a minori di 12 anni, non comprendono salvaguardie adeguate e potrebbero essere applicate in modo arbitrario e discriminatorio“, ha aggiunto Hall.
Secondo l’ultima versione del testo, gli arresti domiciliari preventivi possono essere rinnovati a tempo indeterminato, a partire dai 15 anni in su.
L’ufficio federale della polizia beneficerebbe di un elevato grado di discrezione nel disporre misure amministrative di controllo. Nella maggior parte dei casi, queste non necessiterebbero di un’autorizzazione giudiziaria preventiva e sarebbe sufficiente una vaga prova sulla possibile futura minaccia alla sicurezza nazionale della persona sottoposta ai controlli. Questo criterio è contrario al principio della certezza del diritto ed è incline all’abuso.
Questa discrezionalità, sommata all’assenza di salvaguardie certe – come il diritto a un’udienza in cui una persona possa contestare la ragionevolezza del sospetto e abbia a disposizione la documentazione necessaria per portare avanti tale contestazione – creerebbe una condizione di svantaggio per la persona sottoposta ai controlli. In questo senso, la proposta di legge viola il principio che una persona sospettata debba contestare “ad armi pari” ogni accusa nei suoi confronti.
“Il diritto internazionale richiede agli stati di prendere misure appropriate per proteggere i cittadini da attacchi contro i civili, al fine di assicurare la loro sicurezza e incolumità. Tuttavia, le norme antiterrorismo devono rispettare sempre lo stato di diritto e gli obblighi previsti dal diritto internazionale dei diritti umani. La minaccia degli attacchi terroristici è molto concreta e dev’essere affrontata con risolutezza ma il compito dei governi dev’essere quello di garantire ai cittadini la sicurezza dei loro diritti anziché limitare i diritti in nome della sicurezza“, ha sottolineato Patrick Walder, coordinatore delle campagne di Amnesty International Svizzera.
“Privare le persone della loro libertà imprigionandole in casa senza una procedura equa a disposizione per contestare questi provvedimenti viola profondamente gli obblighi della Svizzera in materia di diritti umani. In particolare, i minorenni non dovrebbero mai essere sottoposti a provvedimenti del genere. Il parlamento svizzero deve respingere questo tentativo di concedere poteri senza limiti alla polizia“, ha concluso Walder.
Amnesty International Svizzera si è unita alla Piattaforma diritti umani (un’alleanza di oltre 80 organizzazioni non governative svizzere) nella richiesta di non approvare la proposta di legge antiterrorismo del governo di Berna.