Svizzera: occorre un intervento urgente per mettere fine alle violazioni dei diritti umani nei centri federali d’asilo

19 Maggio 2021

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Berna (19 maggio 2021) – Amnesty International ha esaminato attentamente diversi rapporti su casi di violenza perpetrata in Svizzera ai danni di persone che hanno depositato una domanda d’asilo e alloggiate nei centri federali d’asilo. Le ricerche hanno portato alla luce diverse violazioni commesse dal personale addetto alla sicurezza, inclusi gravi maltrattamenti. Alla luce dei fatti evidenziati, l’organizzazione lancia l’allarme sulle violazioni dei diritti umani nei confronti di persone richiedenti asilo, minori inclusi, e invita le autorità ad intervenire urgentemente per mettere fine agli abusi.

Nel rapporto dal titolo «Chiedo solo che trattino i richiedenti l’asilo come persone. Violazioni dei diritti umani nei centri federali d’asilo in Svizzera», Amnesty International documenta i maltrattamenti commessi dagli agenti delle società private Securitas SA e Protectas SA, incaricate dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) di occuparsi della sicurezza nei centri. Gli abusi descritti nel documento si sono verificati tra gennaio 2020 e aprile 2021 nei centri di Basilea, Chevrilles, Boudry, Altstätten e Vallorbe. Le informazioni riportate nel briefing sono state ottenute nel corso di interviste condotte con 31 persone, di cui 14 vittime di maltrattamenti, 17 attuali ed ex agenti di sicurezza, rappresentanti legali, operatori e educatori che hanno assistito ai fatti, unitamente all’analisi di referti medici, denunce penali e altre fonti di informazioni e documenti pertinenti.

Amnesty International ha intervistato 14 richiedenti l’asilo, tra cui due minori, che hanno riferito di essere stati oggetto di abusi da parte di agenti di sicurezza. Questi maltrattamenti includono percosse, il ricorso a forme di contenimento fisico tali da limitare la respirazione e causare una crisi epilettica, lo svenimento e difficoltà respiratorie a seguito dell’inalazione di spray al peperoncino o ancora esser stati rinchiusi in un container di metallo fino a soffrire di ipotermia. Sei delle persone maltrattate hanno dovuto essere curate in ospedale a causa delle lesioni riportate, mentre a due persone sono state negate le cure mediche nonostante le avessero richieste. I casi e le informazioni analizzati nell’ambito di questa ricerca rivelano gravi infrazioni che, presi individualmente, potrebbero essere assimilabili alla tortura o ad altri gravi maltrattamenti, e che potrebbero rappresentare una violazione degli obblighi della Svizzera in materia di diritto internazionale.

«Amnesty International è molto preoccupata dalle testimonianze di maltrattamenti raccolto dalle vittime, tra le quali figurano anche dei minori, così come da attuali ed ex agenti di sicurezza e altre figure professionali che lavorano nei centri. Oltre alle segnalazioni di lesioni fisiche, i maltrattamenti e le punizioni, queste persone hanno espresso la propria preoccupazione per l’atteggiamento ostile, i pregiudizi e il razzismo nei confronti delle persone che vivono nei centri, in particolare verso le persone originarie del Nord Africa», spiega Alicia Giraudel, giurista di Amnesty International Svizzera.

«La situazione che descriviamo in questo rapporto è allarmante. Apprezziamo la promessa della Segreteria di Stato della migrazione di avviare un’indagine esterna in merito alle singole accuse di abusi, ma i risultati della nostra ricerca sono tali da esigere che le autorità non si limitino ad attribuirli solo a qualche “mela marcia”. Le autorità devono affrontare e risolvere i problemi sistemici urgenti e prendere le necessarie misure per prevenire la tortura e i maltrattamenti, sradicare il razzismo e proteggere i diritti delle persone che si trovano nei centri d’asilo federali.»

Le ricerche di Amnesty International hanno portato alla luce un preoccupante quadro di maltrattamenti nei centri, che rivelano inadempienze nei dispositivi messi in atto dalle autorità e evidenziano la necessità di un’azione più vasta e profonda poiché il sistema attuale espone i residenti dei centri a abusi e violenze.

La maggior parte degli agenti di sicurezza intervistati ha criticato la formazione del personale di guardia. Si sono detti scioccati per le istruzioni ricevute dai superiori che dicevano loro di non esitare a ricorrere alla violenza e a misure coercitive. Questi professionisti ritengono particolarmente preoccupante l’uso della cosiddetta «cella di riflessione». Si sono detti sono sconcertati che i loro superiori tollerino o addirittura incoraggino il comportamento aggressivo, provocatore e sprezzante di alcune guardie nei confronti delle persone residenti nei centri federali d’asilo. Secondo diverse persone che lavorano nei centri federali d’asilo l’immagine dei residenti dei centri che proietta il sistema attuale è estremamente problematica. Si parte dal presupposto che le persone ospitate nei centri federali d’asilo siano potenzialmente violente e che rappresentino un pericolo intrinseco, un approccio che non può che rafforzare stereotipi negativi e pregiudizi preesistenti.

Amnesty International è particolarmente preoccupata per la mancanza di garanzie, in particolare meccanismi di sorveglianza e di protezione affidabili che possano essere impiegati preventivamente dalla SEM nei centri federali. Nel rapporto Amnesty International esprime preoccupazione sul ricorso alla «cella di riflessione» da parte delle guardie: questo, oltre a violare i diritti delle persone residenti nei centri è contrario anche ai regolamenti interni su questa pratica specifica. L’organizzazione ritiene problematico l’impiego di un container ubicato al di fuori di un centro come cella di detenzione improvvisata e metodo di punizione. Quasi tutti gli agenti di sicurezza, rappresentanti legali e operatori intervistati da Amnesty hanno denunciato il fatto che alcune guardie redigano dei rapporti imprecisi sugli episodi di violenza.

Amnesty International è inoltre allarmata per i casi di maltrattamenti documentati nei confronti di bambini, in particolare di minori non accompagnati. L’organizzazione è inoltre preoccupata per il fatto che questi siano alloggiati nei centri insieme agli adulti.

Amnesty International ha inoltre constatato che le vittime intervistate non sapevano a chi si potessero rivolgere per sporgere denuncia e che l’accesso alla giustizia era disseminata di ostacoli per le vittime di maltrattamenti. Inoltre, nessuna delle persone intervistate che lavorano o lavoravano nei centri conosceva un meccanismo di segnalazione. Alcune figure professionali, agenti di sicurezza e rappresentanti legali che lavorano nei centri, hanno espresso dubbi riguardo a trasparenza, imparzialità, efficienza e accuratezza delle indagini condotte dalla SEM a seguito di casi di violenza.

«Le autorità elvetiche devono intervenire con delle misure volte a prevenire i maltrattamenti e assicurarsi che siano predisposti dei sistemi di sorveglianza affidabili e proattivi così da proteggere tutte le persone residenti nei centri d’asilo dalla tortura, dai maltrattamenti e da comportamenti razzisti. Inoltre, chiediamo che siano avviate immediatamente indagini approfondite e imparziali per far luce su tutte le accuse di tortura o di altri maltrattamenti, che le persone responsabili di tali maltrattamenti siano affidate alla giustizia e che alle vittime sia riconosciuto un giusto risarcimento», così Alicia Giraudel.

Nel rapporto Amnesty International chiede che tutti i centri dispongano di meccanismi di denuncia indipendenti sicuri ed efficaci, compresi sistemi di whistleblowing, e che tutte le persone alloggiate o impegnate professionalmente nei centri siano a conoscenza della loro esistenza, vi possano accedere e siano informate sulle regole per il loro utilizzo. L’organizzazione per i diritti umani chiede inoltre alle autorità di intervenire per contrastare gli stereotipi negativi e pericolosi e le opinioni razziste nei confronti delle persone richiedenti l’asilo, in particolare le persone provenienti dal Nord Africa. Richiede infine che i minori non accompagnati non siano più alloggiati nei centri d’asilo federali.

Contesto:

In seguito all’entrata in vigore della nuova legge sull’asilo e dell’entrata in servizio dei nuovi centri federali d’asilo, la SEM ha affidato le attività legate alla sicurezza nei centri a due aziende private, ovvero la Protectas SA e la Securitas SA.

Amnesty è venuta a conoscenza di presunte irregolarità e maltrattamenti nei centri federali d’asilo grazie dapprima alle segnalazioni di alcuni operatori e agenti di sicurezza, seguite dalle denunce dei richiedenti l’asilo stessi, dei rappresentanti legali e di altre figure professionali che lavorano o hanno lavorato nei centri federali d’asilo.