Taner Kılıç, simbolo della resistenza civile in Turchia

17 Giugno 2025

Tempo di lettura stimato: 5'

“Dai primi momenti della mia detenzione ho sentito il sostegno concreto di Amnesty International, da parte di tutti coloro che ne fanno parte a livello globale. Questo è stato fonte di grande forza e supporto emotivo per me”

Taner Kılıç

Chi è Taner Kılıç

Taner Kılıç è un avvocato turco specializzato nella difesa dei diritti delle persone rifugiate. Per anni guida Amnesty International Turchia, organizzazione che ha contribuito a fondare. È una figura centrale nella società civile del suo paese, impegnato da decenni nella tutela dei diritti fondamentali e dello stato di diritto. Nel giugno 2017 la sua vita subisce una svolta drammatica: viene arrestato con l’accusa di appartenere a un’organizzazione terroristica.

L’arresto e la prigione

Le accuse sono infondate, prive di qualsiasi base concreta. Eppure, Taner viene incarcerato e resta in prigione per quattordici lunghi mesi. Ogni giorno è un’attesa carica di incertezza, ogni notte una battaglia contro la paura. L’unica certezza che lo accompagna è la consapevolezza della propria innocenza. Intanto, fuori dalle mura del carcere, la sua famiglia affronta un dolore profondo. L’ingiustizia colpisce anche loro, lasciando ferite che non si rimarginano facilmente.

Una condanna paradossale

Nel luglio 2020, nonostante l’assenza di prove, Taner viene condannato a sei anni e tre mesi di carcere. Le motivazioni della sentenza sono fragili, tra cui il presunto utilizzo di un’app di messaggistica, mai trovata sul suo telefono. Il caso assume una portata internazionale. In tutto il mondo si alza una mobilitazione di persone attiviste, avvocati e avvocate e società civile, che chiedono giustizia. Quel sostegno, anche a distanza, diventa una fonte di forza per affrontare l’assurdità del processo.

 

Il riconoscimento dell’ingiustizia

Nel maggio 2022 la Corte europea dei diritti umani stabilisce che non esiste alcun fondamento per la sua detenzione. La sentenza evidenzia come la sua incarcerazione sia legata esclusivamente al suo lavoro in difesa dei diritti umani. La Corte d’appello turca, nel giugno 2023, annulla la condanna. La procura ricorre.

Nel 2024 arriva il verdetto definitivo: Taner Kılıç è assolto.

Dopo quasi otto anni, l’incubo finisce. Lui stesso lo dice: “È stato un periodo di profonda incertezza. Questo processo era come una spada di Damocle sulla mia testa e su quella dell’intera comunità dei diritti umani in Turchia.” La procura presenta ricorso, ma nel 2024 arriva la decisione definitiva della Corte di Cassazione che respinge l’appello. Dopo quasi otto anni, l’incubo si conclude e l’assoluzione diventa definitiva.

Un paese che resta sotto pressione

La fine del processo contro Taner avviene mentre in Turchia continua una nuova ondata di arresti e repressioni. Oltre 1600 persone vengono indagate per presunti legami con movimenti civici e politici. Molti vengono arrestati e trattenuti con accuse simili a quelle rivolte a Taner: vaghe, infondate, politicamente motivate. Il sistema giudiziario continua a essere usato come strumento di intimidazione.

 

 

Il ritorno alla libertà

Taner Kılıç oggi è presidente onorario di Amnesty International Turchia. Nonostante gli anni persi e le ingiustizie subite, non si ferma. La sua esperienza, per quanto dolorosa, diventa un simbolo di resistenza. Il suo impegno continua con la stessa determinazione, rivolto ora anche a sostenere chi ancora vive nella paura e nel silenzio imposto dalle autorità.

Il caso analogo di Osman Kavala

Osman Kavala, attivista e co-fondatore di İletişim Yayınları, è detenuto in Turchia dal 2017 con accuse politiche, tra cui tentato rovesciamento del governo e spionaggio. Il prigioniero di coscienza rimane dietro le sbarre nonostante le sentenze vincolanti della Corte Europea dei Diritti Umani.

Turchia: liberare Osman Kavala e tutti i difensori di Gezi Park

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