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Il 5 novembre prenderanno il via le attività della task-force istituita il 29 ottobre dal governo della Tanzania per identificare e arrestare persone che sono, o sono percepite come gay, lesbiche, bisessuali, transgender e intersessuate.
Della task-force fanno parte funzionari dell’authority per le Comunicazioni, agenti di polizia e anche giornalisti. I cittadini sono stati invitati a fare segnalazioni.
Amnesty International ha condannato la decisione, che non farà altro che incitare all’odio nei confronti della comunità Lgbti che già vive ai margini della società e subisce discriminazioni, attacchi, minacce e discorsi d’odio.
Amnesty International ha anche ricordato al governo della Tanzania che ha l’obbligo di proteggere tutte le persone in Tanzania e di sostenere i diritti di tutte e di tutti, senza discriminazione alcuna.
La Costituzione della Tanzania, risalente al periodo coloniale, e le leggi del paese vietano le relazioni sessuali consensuali tra persone del medesimo sesso.
In passato, il governo aveva disposto perquisizioni nelle sedi delle organizzazioni che si occupano di informare le persone omosessuali su questioni relative alla salute, aveva sospeso la fornitura di servizi alle persone con Hiv/Aids e aveva ordinato la chiusura di centri sanitari.
Nell’ottobre 2017, 13 attivisti per i diritti umani e il diritto alle cure mediche erano stati arrestati per “promozione dell’omosessualità”. Un anno prima, nell’ambito di una campagna repressiva nei confronti delle persone Lgbti, molte di esse erano state arrestate e costrette a sottoposti ad esami anali.