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In occasione dell’entrata in vigore, il 5 maggio 2013, del Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, Amnesty International ha sollecitato tutti gli stati membri dell’Unione europea a firmare e a ratificare questo importante testo e a tener conto dell’impatto sui diritti umani delle misure di austerità.
La crisi finanziaria e le misure di austerità adottate da molti stati membri dell’Unione europea hanno inciso su vari diritti economici e sociali, tra cui quelli che assicurano l’accesso ai servizi di sicurezza sociale, all’alloggio, alla salute, all’istruzione e al cibo. Tali misure hanno colpito in modo sproporzionato le persone più povere ed emarginate. La firma e la ratifica del Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali dimostrerebbe l’impegno dei governi dei 27 stati membri ad adottare misure rispettose dei diritti umani e aprirebbe la strada verso forme di riparazione di natura internazionale una volta che quelle nazionali si esaurissero.
A giudizio di Amnesty International, il dibattito europeo sulla crisi finanziaria non ha ancora preso in considerazione l’impatto sui diritti umani delle misure di austerità. Questo aspetto pare del tutto assente, nonostante gli obblighi esistenti di garantire che ogni persona benefici dei diritti economici, sociali e culturali senza discriminazione. Questi obblighi significano che i governi devono continuare a proteggere i diritti umani anche durante la recessione, soprattutto quando le comunità vulnerabili possano essere particolarmente a rischio.
Di fronte all’argomento che le misure di austerità come i tagli alla spesa pubblica siano necessarie, Amnesty International sottolinea l’obbligo dei governi a bilanciarle con misure che tutelino i diritti umani. Ciò significa che le misure di austerità non devono essere discriminatorie, non devono ledere in modo sproporzionato i diritti esistenti né colpire duramente le persone più vulnerabili e svantaggiate o trascinarle ulteriormente nella povertà. Il diritto internazionale, inoltre, prevede che le misure di austerità debbano garantire livelli minimi di tutela dei diritti: ad esempio, nessuno deve rimanere senza alloggio, cibo o mezzi di sopravvivenza né essere privato di cure mediche essenziali.
Il Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali prevede che una persona possa chiedere giustizia alle Nazioni Unite qualora i suoi diritti (tra cui quelli a un alloggio adeguato, al cibo, all’acqua, ai servizi igienico-sanitari, alla salute, al lavoro, alla sicurezza sociale e all’istruzione) siano violati e le autorità nazionali non forniscano riparazione.
Sono 10 i paesi che hanno ratificato il Protocollo, tra cui Slovacchia, Spagna e Portogallo. Altri paesi lo hanno firmato ma non ratificato, come Belgio, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Slovenia.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 6 maggio 2013
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