Thailandia: incriminati tre difensori dei diritti umani tra cui presidente di Amnesty International

25 Luglio 2016

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Il 26 luglio tre dei principali difensori dei diritti umani della Thailandia sono stati accusati di “reati informatici” e “diffamazione” per la pubblicazione di un rapporto sulla tortura praticata dalle forze di sicurezza del paese.

Somchai Gomla-or, Anchana Heemmina e Porpen Khongkaconkiet fanno parte della Fondazione interculturale “Caloroso sostegno“, un gruppo che fa ricerche e denunce sulle violazioni dei diritti umani.

Khongkaconkiet è anche, dal giugno 2016, la presidente di Amnesty International Thailandia.

Il rapporto, pubblicato nel febbraio 2016, descrive 54 casi di tortura perpetrati dalla polizia e dall’esercito nel sud del paese. Amnesty International non ha preso parte alle ricerche.

Ironicamente, mentre gli autori del rapporto sulla tortura rischiano anni di carcere, i responsabili di quegli atti ripugnanti sono protetti dall’impunità.

Le incriminazioni del 26 luglio rappresentano solo l’ultimo esempio delle intimidazioni cui vanno incontro i difensori dei diritti umani in Thailandia.

Sin dal colpo di stato del 2014, il governo militare ha intensificato gli sforzi per soffocare qualsiasi forma di dissenso, anche imponendo ampie restrizioni ai diritti alla libertà d’espressione, d’assemblea e d’associazione.

Solo negli ultimi tre mesi, oltre 100 persone sono state incriminate per aver contestato la bozza di costituzione che verrà sottoposta a referendum il 7 agosto.

Amnesty International ha sollecitato le autorità thailandesi ad annullare le incriminazioni nei confronti del suo presidente e degli altri due difensori dei diritti umani ricordando che, il 17 dicembre 2015, la Thailandia ha votato a favore, insieme ad altri 127 paesi, della risoluzione delle Nazioni unite che chiede ai governi di non minacciare né attuare ritorsioni contro i difensori dei diritti umani.