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Amnesty International ha chiesto oggi alle autorità cinesi di rilasciare decine di persone ancora in carcere dai tempi delle proteste di Tiananmen, risalenti ormai a 19 anni fa.
‘La repressione di Tiananmen del giugno 1989 fece centinaia di vittime. Da allora, decine di persone che avevano preso parte alle manifestazioni languono in carcere, condannati a seguito di processi gravemente iniqui. Negli anni successivi, molti altri attivisti sono stati imprigionati per aver ricordato o criticato l’operato del governo nel 1989. Le autorità di Pechino non hanno alcuna scusa per continuare a tenerle in prigione’ – ha dichiarato Sam Zarifi, direttore del Programma Asia – Pacifico di Amnesty International.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani, le autorità cinesi hanno dimostrato di poter rispondere in modo molto efficiente a una catastrofe naturale, come il terremoto che il 12 maggio ha sconvolto la provincia del Sichuan, ai sopravvissuti del quale Amnesty International porge le proprie condoglianze ed esprime solidarietà. ‘Chiediamo che il governo si comporti allo stesso modo quando si tratta di diritti umani, precisamente del diritto di esprimere pacificamente le proprie opinioni’ – ha aggiunto Zarifi.
‘In vista delle Olimpiadi, la Cina ha promesso di migliorare la situazione dei diritti umani. Rilasciare gli attivisti di Tiananmen, rendere giustizia alle famiglie delle vittime e consentire pubbliche cerimonie funebri e commemorazioni costituirebbero decisi passi avanti affinché i Giochi lascino un’eredità positiva. Invece di perseguitarli, come fa da anni, il governo cinese dovrebbe aiutare e proteggere i familiari di chi perse la vita nella repressione di Tiananmen. È tempo che la Cina faccia i conti con questa tragedia, iniziando a riconoscere le proprie responsabilità e a rimarginare questa ferita’ – ha concluso Zarifi.
Secondo la Fondazione Dui Hua, che ha sede negli Usa, sarebbero tra 60 e 100 le persone ancora in carcere per aver commesso reati nel corso delle proteste del giugno 1989. Il numero esatto non è noto, poiché il governo di Pechino non lo ha mai reso pubblico.
Nel 2006 le autorità hanno rilasciato diversi prigionieri, che tuttavia rimangono sottoposti a stretta sorveglianza di polizia e al divieto di prendere parte a qualsiasi attività giudicata ‘sensibile’, come parlare ai giornalisti.
Le Madri di Tiananmen, un gruppo di attiviste per i diritti umani i cui figli o altri parenti stretti vennero uccisi nel corso della repressione, continuano a chiedere alle autorità di consentire lo svolgimento di pubbliche cerimonie, porre fine alla persecuzione delle vittime e delle famiglie, rilasciare tutte le persone in carcere per aver preso parte alle proteste pacifiche e avviare un’inchiesta completa e trasparente sugli eventi del giugno 1989. Nel corso di questi anni, numerose esponenti delle Madri hanno subito persecuzioni, discriminazioni e arresti arbitrari.
Miao Deshun, arrestato nel giugno 1989 e condannato in primo grado a morte per incendio. Nel 1991 la pena è stata tramutata in ergastolo e nel 1998 a 20 anni. È detenuto nella prigione di Yanqing, alla periferia di Pechino; dovrebbe essere rilasciato il 15 settembre 2018;
Liu Zhihua, condannato in primo grado all’ergastolo per aver svolto discorsi ‘anti-governativi’ e aver incitato la folla a compiere ‘atti di violenza, devastazioni e saccheggi’. Era stato tra i promotori di uno sciopero in uno stabilimento per la produzione di materiali elettronici, nella provincia dell’Hubei. La sua condanna è stata ridotta a 15 anni nel settembre 1993 e aumentata a 20 anni nel 1997, dopo il suo coinvolgimento in una rissa. Con la riduzione di pena di due anni per buona condotta, ottenuta nel 2001, dovrebbe essere rilasciato il 16 gennaio 2011;
Wang Jun, operaio di 18 anni della provincia dello Shaanxi. È stato condannato a morte con sospensione della pena per aver lanciato sassi, distrutto lampioni pubblici e dato fuoco a diversi veicoli nel corso di ‘gravi disturbi politici’ in un’industria della città di Xi’an il 22 aprile 1989. È attualmente detenuto nella prigione di Fuping, nella provincia dello Shaanxi. A seguito di quattro successive riduzioni di pena, dovrebbe essere rilasciato l’11 dicembre 2009.
Amnesty International chiede al governo cinese di concedere l’amnistia a tutte le altre persone imprigionate in relazione alle proteste del 1989, considerando la lunghezza del periodo di carcere già trascorso, la natura sommaria e iniqua dei processi che determinarono le condanne e il rifiuto di garantire loro un nuovo processo in linea con gli standard del diritto internazionale.
A essere stati perseguitati, arrestati e imprigionati sono anche i giornalisti che si sono occupati della repressione del 1989 e gli attivisti che hanno sostenuto le richieste di commemorare gli eventi di Tiananmen. Per Amnesty International si tratta di prigionieri di coscienza, che devono essere rilasciati immediatamente e senza condizioni:
Yang Tongyan (conosciuto con lo pseudonimo Yang Tianshui), scrittore freelance, sta scontando una condanna a 12 anni di carcere nella prigione municipale di Nanchino, nella provincia dello Jiangsu, per ‘sovversione’, in relazione a diversi capi d’accusa tra cui aver scritto in favore di riforme politiche e democratiche. Aveva già scontato 10 anni di carcere per aver criticato la repressione del 1989 e aver cercato, secondo l’accusa, di costituire un partito politico di opposizione. Nel 2007 sarebbe stato costretto a lavorare, dalle otto alle 10 ore al giorno, in un ambiente inquinato da sostanze tossiche, per produrre palloni da calcio e da pallacanestro. Alla fine dell’anno, sarebbe stato assegnato a fare un lavoro più leggero, il bibliotecario della prigione;
Shi Tao continua a scontare una condanna a 10 anni di carcere per aver diffuso via mail la sintesi di una direttiva del dipartimento centrale della Propaganda, in cui si davano indicazioni ai giornalisti su come trattare il quindicesimo anniversario delle proteste del 1989. Dalla fine del giugno 2007 si trova nella prigione Deshan di Changde, nella provincia dello Hunan. Le sue condizioni detentive paiono migliorate e sua madre può ora visitarlo regolarmente. La Corte suprema del popolo ha accolto la richiesta di rivedere il suo caso ma non si è ancora pronunciata nel merito;
Kong Youping, ex sindacalista, sta scontando una condanna a 15 anni di carcere, emessa nel settembre 2004, per aver postato su internet articoli e poesie che chiedevano la riabilitazione ufficiale del movimento per la democrazia del 1989. Si trova nella prigione di Lingyuan, nella provincia del Liaoning.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 3 giugno 2008
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