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Oggi, mercoledì 4 luglio, lo staff di Amnesty International e alcuni studenti attivisti consegnano, presso la sede della Shell in Olanda, la petizione globale firmata da oltre 300.000 persone.
Riceverà le firme Dick Benschop, direttore di Shell Olanda. Il 25 giugno l’Organizzazione non governativa nigeriana Centro per l’ambiente, i diritti umani e lo sviluppo (Cehrd), che rappresenta gruppi della società civile e le comunità colpite dal petrolio in Nigeria, ha consegnato la petizione agli uffici dell’azienda a Port Harcourt, in Nigeria.
Sono 309.190 le persone che, da oltre 20 paesi in cinque continenti, hanno firmato la petizione per chiedere di affrontare il continuo impatto dell’inquinamento petrolifero sui diritti economici, sociali e culturali nel delta del Niger, in Nigeria. Questo appello rientra nella campagna globale di Amnesty International che, insieme alle organizzazioni della società civile e le comunità colpite, sollecita l’azienda e il governo nigeriano ad agire immediatamente e ripulire il delta del Niger.
Con questa petizione Peter Voser, direttore esecutivo di Shell, viene esortato ad ammettere le responsabilità dell’azienda per i dannosi impatti dell’inquinamento petrolifero nella regione, e viene chiesto all’azienda di:
mettere a disposizione l’intera somma di un miliardo di dollari individuata dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) quale importo iniziale necessario a costituire un fondo indipendente destinato alla bonifica dell’Ogoniland;
condurre una bonifica completa dell’inquinamento da petrolio e dei danni ambientali a Bodo, consultando la comunità;
riesaminare in modo trasparente tutte le procedure operative nel delta del Niger, incluse quelle relative a processi di bonifica, indagini sulle fuoriuscite di petrolio, consultazione delle comunità e risarcimento dei danni;
appoggiare la richiesta di una valutazione dell’inquinamento petrolifero, simile all’indagine condotta dall’Unep, estesa all’intera regione di estrazione petrolifera del delta del Niger;
pagare risarcimenti equi e adeguati a tutte le comunità colpite.
Il governo federale della Nigeria ha responsabilità rilevanti rispetto agli impatti dell’inquinamento da petrolio nel delta del Niger, ma ha fallito nel rafforzamento di leggi e regolamenti esistenti per prevenire l’inquinamento e per chiamare l’industria petrolifera a rispondere del suo operato. Per questo motivo, tali leggi vengono liberamente trasgredite da aziende quali la Shell. A pagare il prezzo sono le comunità locali che devono convivere con il degrado ambientale e con gravi rischi per la salute. Molte persone hanno visto distrutti i loro mezzi di sostentamento e peggiorare la qualità della loro vita.
In quanto operatore principale in Nigeria, la Shell non può evitare la sua parte di responsabilità per il danno ambientale e gli abusi dei diritti umani nel delta del Niger. L’azienda non ha fatto abbastanza per prevenire l’inquinamento, e quando ci sono fuoriuscite di petrolio non ripulisce subito né efficacemente oppure non ripulisce affatto.
La consegna della petizione giunge dopo una settimana d’azione, tenutasi ad aprile, durante la quale i gruppi della società civile e le comunità colpite del delta del Niger si sono uniti a migliaia di attivisti di Amnesty International in tutto il mondo per manifestare la loro opposizione alla condotta della Shell nella regione. Al termine della settimana d’azione, è stata emessa una dichiarazione congiunta che delineava nel dettaglio le preoccupazioni e le raccomandazioni per la Shell e il governo nigeriano.