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Il 21 dicembre Ali Al Nimr ha compiuto 22 anni. È stato il terzo compleanno trascorso in una prigione dell’Arabia Saudita, dove è in attesa dell’esecuzione. Arrestato a 17 anni dopo che aveva preso parte a manifestazioni contro il governo, è stato condannato a morte per “reati di terrorismo” al termine di un processo farsa e sulla base di “confessioni” estorte con la tortura.
Sua madre, Nasrah al-Ahmed, ha scritto questa lettera:
“Ricordare il compleanno di Ali mi riempie di emozione.
Per quanto a lungo possa scrivere, non sarò mai capace di descrivere come mi sento. È impossibile per una madre spiegare sensazioni così contrastanti e intrecciate l’una all’altra. Quello che so è che, tra la gioia del suo compleanno e l’incomparabile tristezza che albergano nella mia anima, vorrei abbracciarlo e sentire il suo tiepido respiro.
L’hanno arrestato che era un ragazzino e ora è un giovanotto. Cerco d’immaginare come sia ora. Ogni giorno che passa, mi manca sempre di più.
Una volta, il compleanno di Ali era il giorno più gioioso dell’anno. Gli faceva piacere che cadesse poco prima di Natale. Lo celebravamo tutti insieme, in famiglia. Ora che Ali è lontano, è diventato il girono più difficile dell’anno. Manca a tutti, terribilmente, e vorremmo riaverlo. Ce l’hanno portato via e, con lui, ci hanno portato via la gioia dagli occhi e la felicità dal cuore. Passiamo un tempo diviso tra la speranza di rivederlo e la paura di perderlo. Il suo pensiero ci avvolge come l’aria che respiriamo. È come il sole che illumina i nostri giorni, più pallido a causa della sua assenza.
Ci manca il suo viso innocente, vibrante, radioso e pieno di speranza nel futuro.
Ci mancano le sue parole e il modo in cui la sua sincerità ti inebriava quando lo incontravi.
Ci mancano il suo affetto e il suo cuore pieno di speranze e di aspettative.
Ci manca tutto di lui.
La sua assenza ci sta esaurendo ma è nella sua forza che troviamo la nostra resilienza. Però, la realtà è terribile. Ci sono mille e una barriera tra di noi, ci sono mille e uno ostacoli. Vorremmo abbatterli ed essere di nuovo con lui: vederlo, sentire la sua voce, festeggiare il suo compleanno.
Ricordo il primo compleanno che ha trascorso in carcere, allora era ancora in una prigione minorile. Lo celebrammo insieme, sperando che sarebbe stato rilasciato presto. Sono passati altri due anni ed è ancora nel braccio della morte della prigione di al-Hair, dove non è consentito niente, nemmeno una festa di compleanno.
Di tutti i ricordi che ho dei suoi compleanni, quello dell’anno scorso è il più doloroso. In quei giorni, infatti, lo trasferirono in una cella singola nel braccio della morte, come per dirgli che l’esecuzione sarebbe stata imminente. Ci vietarono di vederlo. Stavo per perderlo, se non fosse stato per la grazia di Dio.
Ho parlato con Ali pochi giorni fa e mi ha rassicurata: “Non preoccuparti, mammina. Il prossimo compleanno sarà più bello!”
Spero davvero che tu abbia ragione, Ali mio. Oggi posso solo augurarti a distanza un felice compleanno, figlio mio, e cento di questi giorni! Che tu possa sempre essere la luce del mio cuore e la gioia della mia anima.
Anche se a volte mi sembra che l’attesa mi stia uccidendo io ti chiedo, Ali, di rimanere sempre fedele a Dio Onnipotente. Aggrappati alla speranza che un giorno riprenderai i tuoi studi universitari“.
Manda un messaggio di solidarietà alla mamma di Ali Al Nimr.