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Amnesty International ha condannato l’aggressione nei confronti di due giornalisti e l’arresto di un terzo alla vigilia delle elezioni di due settimane fa e ha chiesto che i responsabili siano portati di fronte alla giustizia.
La sera del 21 ottobre, Slim Boukhdhir, un giornalista indipendente che era già stato arrestato per aver scritto articoli critici nei confronti del governo, è stato obbligato a salire su una macchina da cinque uomini in borghese, presumibilmente appartenenti alle forze di polizia o di sicurezza.
Boukhdhir è stato costretto a chiudere gli occhi e, dopo essere stato picchiato e insultato, è stato spinto fuori dalla vettura e colpito con calci e pugni fino a perdere conoscenza. È stato anche minacciato con un coltello.
Due ore dopo la sua aggressione, Boukhdhir ha concesso un’intervista alla BBC nella quale ha criticato la mancanza di libertà di espressione in Tunisia.
Taoufik Ben Brik, giornalista noto per le sue posizioni critiche nei confronti del governo, è stato arrestato nella stazione di polizia dove si era recato perché accusato di aver aggredito una donna nei pressi della scuola di sua figlia, il 22 ottobre.
È comparso davanti a un giudice per le indagini preliminari senza il suo avvocato ed è stato accusato di ‘aggressione, violazione della moralità pubblica e danneggiamento di proprietà’. Attualmente si trova nel carcere di Mornaguia e dovrebbe essere sottoposto a processo il prossimo 19 novembre.
Lo scorso giovedì, Lotfi Hajji, corrispondente locale della tv satellitare Al Jazeera, è stato aggredito verbalmente all’aeroporto Carthage di Tunisi. Il giornalista non ha riconosciuto i suoi aggressori, ma sospetta che fossero membri delle forze di sicurezza o persone che hanno agito per loro conto. Lo hanno insultato, minacciato e accusato di essere un oppositore del governo. Hajji nel suo reportage su Al Jazeera aveva criticato alcuni aspetti delle recenti elezioni legislative e presidenziali.
Le recenti aggressioni e l’arresto sono l’ulteriore dimostrazione che in Tunisia i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani che criticano il governo di Ben Ali vengono sorvegliati, minacciati dalle forze di sicurezza, da poliziotti in borghese o da persone che agiscono per loro conto.