Tunisia: aumenta la repressione di organizzazioni della società civile e migranti

17 Maggio 2024

Hasan Mrad/DeFodi Images via Getty Images

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Amnesty International ha dichiarato che, nelle ultime due settimane, il governo della Tunisia ha attuato una repressione senza precedenti, contro persone migranti, rifugiati, difensori dei diritti umani di questi ultimi, e anche contro i giornalisti. Il tutto, dopo neanche due settimane da un incontro di coordinamento di alto livello con il ministero dell’Interno italiano sulla gestione dei flussi migratori.

Le autorità tunisine, a partire dal 3 maggio, hanno arrestato, convocato e indagato dirigenti, ex dipendenti o membri di almeno 12 organizzazioni, sulla base di accuse poco chiare, tra cui presunti “reati finanziari”, relativi all’assistenza fornita alle persone migranti. Tra queste organizzazioni ce n’è anche una tunisina, che collabora con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), accusata di aver aiutato i richiedenti asilo nel processo di definizione dello status di rifugiato nel paese. Inoltre, sono stati arrestati e rinviati a giudizio almeno due giornalisti a causa del loro lavoro.

Contemporaneamente, le forze di polizia hanno intensificato i trasferimenti collettivi illegali di rifugiati e migranti, hanno effettuato numerosi sgomberi forzati e hanno arrestato e condannato proprietari di immobili per aver affittato appartamenti alle persone migranti senza permessi.

“Le autorità tunisine hanno intensificato la loro campagna repressiva contro le organizzazioni della società civile che operano in favore dei diritti dei migranti e dei rifugiati, muovendo accuse fuorvianti riguardo al loro lavoro e intimidendo e perseguitando operatori delle Ong, avvocati e giornalisti. Una campagna diffamatoria online e sui media, portata avanti dal presidente tunisino stesso, ha messo a rischio rifugiati e migranti nel paese. Questo comportamento mina anche il lavoro dei gruppi della società civile e invia un messaggio intimidatorio a tutte le voci dissidenti”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e Africa del nord di Amnesty International.

Le autorità della Tunisia devono immediatamente porre fine a questa campagna brutale e a tutte le ritorsioni contro gli operatori delle Ong che forniscono aiuti fondamentali, inclusi alloggi, alle persone migranti e ai rifugiati. L’Unione europea deve urgentemente rivedere i suoi accordi di cooperazione con la Tunisia per garantire di non essere complice di violazioni dei diritti umani contro migranti e rifugiati, né della repressione di giornalisti, avvocati e attivisti”, ha proseguito Morayef.

Tra le organizzazioni prese di mira dalla repressione del governo c’è anche il Consiglio tunisino per i rifugiati (Ctr), un’organizzazione non governativa che di recente ha pubblicizzato un bando per inviare proposte agli alberghi per un programma di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Le autorità tunisine hanno arrestato sia il capo che il vicecapo del Ctr, che si trovano attualmente in detenzione preventiva in attesa della fine di un’indagine per presunte accuse di “costituzione di un’associazione criminale con l’intento di aiutare una persona a entrare nel territorio tunisino senza documenti di viaggio”. Il procuratore generale di Tunisi ha annunciato l’avvio di un’indagine ufficiale contro “un gruppo di associazioni e organizzazioni” accusate di “abuso del loro mandato nel fornire sostegno finanziario a ‘immigrati illegali'”.

L’8 maggio la polizia della Tunisia ha anche arrestato la difensora dei diritti umani Saadia Mosbah, a capo di Mnemty, un’organizzazione antirazzista tunisina che fornisce supporto a rifugiati e migranti, e l’ha posta in custodia in attesa di indagini relative a presunti “reati economici” legati al finanziamento dell’organizzazione. La polizia ha perquisito gli uffici di Mnemty a Tunisi e l’abitazione di Mosbah, interrogando lei e due membri dello staff dell’organizzazione riguardo al finanziamento della stessa, alle attività svolte e ai partner coinvolti.

Brutale repressione di persone migranti e rifugiati

Quest’ultima ondata di repressione arriva in concomitanza con le dichiarazioni provocatorie del presidente Kais Saied durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale del 6 maggio, in cui ha attaccato in particolar modo le organizzazioni della società civile, descrivendole come “traditrici”, “agenti [stranieri]” e “voci rabbiose al soldo di potenze straniere” a causa del fatto che ricevono finanziamenti dall’estero e per le loro critiche allo stato. Il presidente ha inoltre affermato che criticare lo stato equivaleva a tradimento. Il suo discorso è avvenuto poco dopo un incontro a Roma, il 2 maggio 2024, tra i ministri dell’interno di Algeria, Italia, Libia e Tunisia sul tema delle migrazioni.

In almeno sei occasioni, tra luglio 2023 e aprile 2024, il presidente tunisino ha accusato pubblicamente le organizzazioni della società civile di intromettersi negli affari interni della Tunisia e di finanziare la corruzione, facendo riferimento esplicito al ricevimento di finanziamenti stranieri come motivo per discreditare il loro lavoro.

Venerdì 3 maggio, prima dell’alba, le forze di polizia tunisine hanno sgomberato centinaia di migranti e rifugiati, inclusi bambini, donne incinte e richiedenti asilo registrati presso l’Unhcr, che si erano accampati in un parco pubblico di Tunisi, vicino agli uffici dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e della stessa Unhcr. Durante lo sgombero, secondo informazioni in possesso di Amnesty International, le forze di sicurezza hanno fatto uso di gas lacrimogeni e pistole taser contro le persone, inclusi i minori. Li hanno colpiti con calci, pugni e manganelli.

Nel suo discorso al Consiglio di sicurezza del 6 maggio, il presidente ha anche comunicato che le forze di polizia tunisine avevano riportato forzatamente 400 persone al confine libico, in un apparente trasferimento collettivo illegale.

Il 4 maggio le forze di sicurezza hanno sgomberato con la forza 15 migranti che vivevano dal 2017 in uno studentato di Marsa, un sobborgo a nord di Tunisi. Il gruppo, fuggito dalla Libia nel 2011, era stato precedentemente sgomberato da un campo profughi dell’Unhcr a Ben Gardane, nel sud della Tunisia, chiuso nel 2013. L’Unhcr aveva respinto le loro richieste di asilo. I 15 uomini sono stati arrestati con l’accusa di permanenza illegale nel paese. Sono comparsi davanti al pubblico ministero senza un interprete né un avvocato.

Le autorità tunisine stanno attuando trasferimenti arbitrari collettivi illegali senza un regolare processo o valutazioni individuali di protezione, in palese violazione del diritto internazionale. Devono immediatamente fermare queste espulsioni e garantire che i diritti di tutti i rifugiati e migranti, inclusi i minori, siano protetti in ogni momento”, ha aggiunto Heba Morayef.

Tra l’8 e il 10 maggio le autorità hanno arrestato due persone e condannato un’altra a otto mesi di prigione per aver ospitato persone prive di documenti.

L’11 maggio le autorità hanno arrestato Sonia Dahmani, avvocata e personaggio pubblico, ai sensi del Decreto-legge 54, per i commenti fatti in tv che mettevano in discussione le affermazioni delle autorità secondo cui i migranti arrivano in Tunisia con l’intenzione di stabilirsi nel paese. Il 13 maggio, un giudice di Tunisi ha ordinato la sua detenzione preventiva. Nello stesso giorno sono stati arrestati anche due giornalisti che, secondo gli avvocati, sono stati interrogati in merito al loro lavoro e su diversi commenti critici che avevano espresso sui media.

Il 15 maggio un giudice di Tunisi ha incriminato i due giornalisti e ha ordinato la loro detenzione preventiva ai sensi dell’articolo 24 del Decreto-legge 54, che prevede una pena detentiva di cinque anni e una multa di 50.000 dinari (circa 15 mila euro), per “chiunque pubblichi contenuti con l’obiettivo di violare i diritti altrui, danneggiare la sicurezza pubblica o la difesa nazionale, diffondere il terrore tra la popolazione o incitare all’odio”. Saranno processati il 22 maggio.

Il 13 maggio, tre rappresentanti legali di tre diversi media privati (radio e tv) sono stati convocati per essere interrogati sui loro servizi.

“Le autorità tunisine devono urgentemente invertire la rotta di questo grave passo indietro in materia di diritti umani. Devono porre fine a questo accanimento giudiziario e scarcerare tutte le persone detenute solo per aver esercitato la loro libertà di espressione e di associazione. Le persone devono avere la libertà di esprimersi senza temere ritorsioni”, ha concluso Heba Morayef.

Ulteriori informazioni

Nel luglio 2023, l’Unione europea ha firmato un memorandum d’intesa con la Tunisia in base al quale, tra le altre cose, ha accettato di fornire alla Tunisia un supporto tecnico per scoraggiare la migrazione verso l’Europa, tra cui 105 milioni di euro con un focus sulla “gestione delle frontiere”, nonché quasi un miliardo di euro in prestiti e sostegni finanziari aggiuntivi per far fronte al contesto della crisi economica senza precedenti del paese. Questo accordo, privo di trasparenza e di controllo parlamentare, è tuttora in vigore. Amnesty International ha ripetutamente scritto ai rappresentanti dell’Unione europea sollevando preoccupazioni sulle ripercussioni della cooperazione con la Tunisia senza una preventiva valutazione del rischio per i diritti umani.