Tunisia: la proposta di legge sulle Ong minaccia la società civile

23 Ottobre 2023

©YASSINE MAHJOUB/AFP via Getty Images

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Amnesty International si è appellata ai parlamentari tunisini affinché non approvino una proposta di legge sulle Ong altamente restrittiva, che potrebbe mettere in pericolo i gruppi indipendenti della società civile nel paese. La proposta di legge in questione, presentata da un gruppo di deputati lo scorso 10 ottobre e in procinto di essere esaminata da una commissione parlamentare, mira a sostituire l’attuale legge sulle Ong, in vigore dal 2011, e comprende una serie di restrizioni non necessarie e sproporzionate sulla formazione, l’attività e il finanziamento delle organizzazioni della società civile, mettendo così a rischio la loro indipendenza e consentendo al governo tunisino di interferire indebitamente sul loro operato.

“Approvare questa legge conferirebbe al governo poteri ampi e incontrollati, contrari al diritto internazionale e agli standard sulla libertà di associazione. Il testo elimina salvaguardie essenziali contro interferenze indebite da parte delle autorità. I parlamentari devono adempiere agli obblighi internazionali della Tunisia per agevolare il lavoro delle organizzazioni della società civile, invece di limitarne l’indipendenza con un eccessivo controllo governativo”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e Africa del nord di Amnesty International.

Una delle riforme chiave adottate dopo il 2011 fu l’introduzione del Decreto legge 88, che semplificò la creazione di Ong tramite una procedura di notifica. Nonostante la bozza di legge attuale mantenga il requisito di notifica per la formazione delle Ong, essa introduce un processo di registrazione confuso e complicato che rischia di imporre restrizioni sproporzionate e non necessarie al diritto di associazione.

La nuova proposta di legge garantisce ampia discrezionalità alla direzione per le Ong presso l’ufficio del primo ministro, consentendogli di contestare la costituzione di un’organizzazione entro un mese della registrazione della notifica, periodo durante il quale l’organizzazione non è ancora autorizzata a operare. Secondo gli standard internazionali, tutte le associazioni, comprese quelle non registrate, dovrebbero poter operare liberamente.

Le basi su cui le autorità possono opporsi alla costituzione di un’organizzazione non sono definite nella bozza di legge. Le Ong possono appellare il diniego in tribunale, ma le modalità dell’appello non sono specificate.

In pratica, ciò equivale a una richiesta di autorizzazione de facto per qualsiasi organizzazione della società civile appena costituita. Gli standard internazionali sui diritti umani relativi alla libertà di associazione richiedono che gli stati adottino misure per garantire che le organizzazioni possano essere costituite tramite una procedura di notifica o registrazione. Ad esempio, il Relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti di riunione pacifica e di associazione ha raccomandato che il processo di costituzione di un’associazione debba essere “semplice, facilmente accessibile, non discriminatorio e privo di oneri o a costo zero”

La bozza di legge distingue anche tra Ong “nazionali” e “straniere” e conferisce al ministero degli Affari esteri l’autorità di concedere licenze a qualsiasi Ong straniera prima della registrazione (articolo 19). La legge non indica i criteri che saranno utilizzati per concedere o negare le licenze, né stabilisce le tempistiche per tale processo. La bozza di legge conferisce inoltre allo stesso ministero il potere di rilasciare licenze temporanee o revocare e sospendere le licenze a sua completa discrezione (articolo 20). Di conseguenza, la registrazione delle organizzazioni straniere potrebbe essere negata per qualsiasi motivo e senza il diritto di appellarsi.

L’attuale legge stabilisce requisiti rigorosi di segnalazione e revisione che, in teoria, potrebbero essere giustificati per garantire la trasparenza. Tuttavia, nell’articolo 18 del nuovo disegno di legge, le organizzazioni nazionali della società civile devono ottenere l’autorizzazione preventiva dal governo ogni volta che ricevono finanziamenti esteri. Le organizzazioni della società civile che non rispettano questo requisito rischiano sospensioni immediate o la dissoluzione (articolo 24). Secondo gli standard internazionali sui diritti umani relativi alla libertà di associazione, le Ong dovrebbero essere libere di “cercare, ricevere e utilizzare finanziamenti da persone fisiche o giuridiche, nazionali, straniere o internazionali, senza autorizzazioni preventive o altri ostacoli indebiti”. La discrezionalità assoluta concessa al governo per autorizzare o negare le finanziamenti alle organizzazioni della società civile potrebbe costituire una restrizione sproporzionata al diritto alla libertà di associazione, vietata dall’articolo 22.2 del Patto internazionale sui diritti civili e politici.

L’articolo 6 del disegno di legge stabilisce che tutte le Ong operano sotto la “vigilanza e supervisione” del ministero competente. Tuttavia, questo aspetto non è definito in maniera chiara. Questo ampio mandato non definito, concesso ai ministeri del governo per supervisionare il lavoro delle organizzazioni della società civile, non ha confini delineati e potrebbe aprire la porta a potenziali interferenze. Queste disposizioni impedirebbero alle organizzazioni della società civile di operare in modo indipendente e potrebbero comportare restrizioni discriminatorie al diritto alla libertà di associazione da parte di gruppi marginalizzati, come le organizzazioni che si occupano dei diritti delle minoranze.

Il progetto di legge concede inoltre al governo poteri sproporzionati per sospendere e persino sciogliere le organizzazioni della società civile accusate di non rispettare la legge, senza la necessaria supervisione giudiziaria. L’articolo 24 conferisce al primo ministro il potere di “sciogliere automaticamente” le organizzazioni sospettate di “terrorismo”.

“La legge in vigore in Tunisia sulle Ong è conforme agli impegni del paese nei confronti del diritto internazionale ed ha permesso a una vivace e diversificata società civile di operare in modo indipendente e libero. Le autorità tunisine devono proteggere questa eredità anziché annullare con una legge difettosa tutti i progressi compiuti finora”, ha concluso Heba Morayef.