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In vista della Giornata nazionale dell’indipendenza del paese, che ricorre il 20 marzo, Amnesty International ha chiesto al presidente della Tunisia di porre fine alla quotidiana persecuzione nei confronti degli ex prigionieri politici.
Centinaia di attivisti politici sono stati imprigionati dal 1987, quando il presidente Zine El Abidine Ben Ali è salito al potere. Tra questi anche prigionieri di coscienza e altre persone condannate a conclusione di processi iniqui, a dimostrazione dell’intolleranza delle autorità nei confronti del dissenso. Molti sono stati rilasciati in occasione delle precedenti Giornate nazionali dell’indipendenza, mediante grazia presidenziale.
Nel suo rapporto intitolato ‘Liberi ma senza libertà: gli ex prigionieri politici tunisini’, Amnesty International denuncia la condizione degli ex prigionieri politici, sottoposti a gravi restrizioni e a persecuzioni da parte delle forze di sicurezza. Queste restrizioni impediscono loro di condurre una vita normale e di ottenere un lavoro.
Gli ex prigionieri politici subiscono un’oppressiva sorveglianza da parte della polizia, a cui devono anche regolarmente fare rapporto, vengono ripetutamente sottoposti a interrogatori e, dopo essere stati rilasciati, vengono arrestati una seconda volta. Ad alcuni è stato negato l’accesso alle cure mediche. A molti è stato impedito di lasciare la Tunisia e non è stato concesso di muoversi liberamente all’interno del paese.
Amnesty International chiede al governo della Tunisia di porre fine alle persecuzioni nei confronti degli ex prigionieri politici e di permettere loro di condurre una vita da persone libere.
L’organizzazione per i diritti umani sollecita inoltre le autorità a rilasciare tutti i prigionieri di coscienza, detenuti solo per aver pacificamente esercitato il loro diritto alla libertà di espressione. Tra questi, figura Sadok Chourou, arrestato lo scorso mese dopo aver rilasciato un’intervista sui suoi 18 anni trascorsi in carcere.