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Amnesty International ha sollecitato le autorità della Tunisia a garantire l’incolumità di coloro che prendono parte alle manifestazioni antigovernative in corso del paese, all’indomani di un weekend in cui le forze di sicurezza hanno ucciso almeno 23 persone e di un inizio di settimana in cui sono state segnalate altre vittime.
Secondo le informazioni raccolte da Amnesty International, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i dimostranti nelle città di Thala, Kasserine e Regueb, in un crescendo di repressione contro coloro che stanno protestando contro le condizioni di vita, la disoccupazione e la corruzione. Le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni e munizioni letali per disperdere le manifestazioni.
Il governo sostiene che la polizia ha aperto il fuoco per autodifesa, dopo che edifici pubblici erano stati assaltati dai manifestanti. Tuttavia, le immagini e l’elevato numero di morti mettono in forte dubbio questa versione dei fatti. Per questo motivo, Amnesty International ha rivolto un appello urgente alle autorità affinché sia garantita l’incolumità dei manifestanti e le forze di sicurezza usino moderazione e non ricorrano all’uso della forza eccessiva.
Amnesty International ritiene inoltre essenziale che le autorità tunisine avviino inchieste approfondite e imparziali sulle circostanze in cui i manifestanti sono stati uccisi, con l’obiettivo di portare di fronte alla giustizia coloro che hanno usato o dato ordine di usare forza eccessiva.
Le proteste in Tunisia vanno avanti dal 17 dicembre, quando Mohamed Bouazizi, un laureato di 26 anni, disoccupato, si è suicidato nella città di Sidi Bouzid, dopo che la polizia aveva sequestrato il suo camioncino di frutta e verdura, privandolo dell’unica fonte di reddito. Dopo Bouazizi, altre persone si sono tolte la vita.
Il gesto disperato di Bouazizi ha animato proteste in tutto il paese, mobilitando sindacalisti, studenti, attivisti per i diritti umani e avvocati, scesi in strada per chiedere lavoro, migliori condizioni di vita e la fine della corruzione. In alcuni casi le manifestazioni sono state segnate da atti di violenza, come lanci di pietre e incendi di edifici governativi.
Le autorità hanno proceduto a innumerevoli arresti durante le manifestazioni e nel corso di raid notturni, prendendo di mira anche avvocati, giornalisti, studenti e blogger. Il governo ha poi cercato di istituire un blackout informativo, impedendo l’accesso a internet e chiudendo le caselle di posta elettronica di attivisti on line.
Almeno tre blogger sono stati arrestati. Si tratta di Hamadi Kloucha, Slim Amamou e Azyz Amamy. Il rapper Hamada Ben-Amor, conosciuto come El Général, ha trascorso diversi giorni in carcere prima di essere rilasciato domenica 9 gennaio.
Amnesty International sollecita le autorità tunisine a rilasciare immediatamente tutte le persone arrestate solo per esercitato il proprio diritto alla libertà d’espressione.