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È atteso il 19 febbraio a Istanbul il verdetto nei confronti di 11 difensori dei diritti umani della Turchia, tra cui l’ex dirigenza e diversi esponenti della sezione locale di Amnesty International, che hanno passato oltre due anni e mezzo a difendersi da accuse fabbricate e che, in caso di colpevolezza, potrebbero subire condanne fino a 15 anni di carcere.
Alla vigilia del verdetto, Amnesty International ha dichiarato che solo la piena assoluzione potrebbe ridare giustizia agli 11 imputati, arrestati nell’estate 2017 per infondati reati di terrorismo. Tra di loro, vi sono l’ex presidente Taner Kılıç, l’ex direttrice İdil Eser e diversi altri esponenti di Amnesty International Turchia.
“La dolorosa vicenda di questi attivisti spiega bene come la Turchia sia diventata un paese dove difendere la libertà di tutti può comportare un alto prezzo da pagare per sé stessi e dove la difesa dei diritti umani viene criminalizzata. Il verdetto sarà la cartina di tornasole del sistema giudiziario. Chiediamo la fine di questa prolungata saga d’ingiustizia“, ha dichiarato Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa.
“Sin dal momento dell’arresto, è apparso chiaro che si trattava di un procedimento motivato politicamente, avviato con l’obiettivo di ridurre al silenzio la società civile all’interno della Turchia. Dopo mesi di carcere e anni di udienze e senza alcuna credibile prova portata a sostegno delle accuse, qualsiasi verdetto diverso dalla piena assoluzione costituirebbe un oltraggio“, ha sottolineato Struthers.
Nel corso di 10 udienze, le accuse di “terrorismo” mosse nei confronti degli 11 imputati sono state ripetutamente e categoricamente respinte, anche sulla base di elementi di prova di origine statale. Il tentativo della procura di presentare legittime attività in favore dei diritti umani come azioni illegali è totalmente fallito. Il verdetto deve riflettere questo stato di cose.
Dal 2017 oltre due milioni di persone di ogni parte del mondo hanno aderito alla richiesta di giustizia per gli 11 imputati, tra cui una lunga serie di noti artisti e celebrità tra i quali Ben Stiller, Whoopi Goldberg, Edward Snowden, Peter Gabriel, Sting, Ai Weiwei, Anish Kapoor, Catherine Deneuve e Angélique Kidjo.
“Quando i difensori dei diritti umani vengono ridotti al silenzio, tutti i nostri diritti sono in pericolo. Loro sono coloro che ci difendono. Ora tocca a noi difenderli“, si legge nell’appello.
Dopo oltre 14 mesi di carcere, Taner Kılıç è stato rilasciato su cauzione nell’agosto 2018. Altri otto imputati hanno trascorso quattro mesi in prigione prima di essere rilasciati nell’ottobre 2017. Ma migliaia di altre persone arrestate durante il giro di vite contro il dissenso restano ancora dietro le sbarre.
Gli attacchi contro i difensori dei diritti umani sono aumentati a partire dalla repressione scatenata dalle autorità dopo il tentato colpo di stato dell’estate 2016. L’assalto, ancora in corso, alla società civile turca ha significato la chiusura di oltre 1.300 organizzazioni non governative e di 180 organi d’informazione e il licenziamento arbitrario di quasi 130.000 impiegati pubblici.
“Il significato del verdetto andrà ben oltre le mura del tribunale. L’assoluzione degli 11 imputati dovrebbe essere solo l’inizio della fine della repressione contro la società civile e del ripristino del rispetto dei diritti umani in Turchia“, ha commentato Struthers.
“Gli occhi del mondo saranno in quel tribunale di Istanbul. Ogni verdetto diverso dall’assoluzione sarà un drammatico memento che la verità e la giustizia sono diventate cose aliene in Turchia“.