Turchia: è giunto il tempo di togliere le catene alla libertà

26 Marzo 2013

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In un nuovo rapporto sulla Turchia, diffuso oggi, Amnesty International ha espresso il timore che il pacchetto di riforme legislative all’esame del parlamento di Ankara finisca per essere un’opportunità persa per allineare le leggi nazionali agli standard internazionali sui diritti umani e lascerà le persone a rischio di subire violazioni, tra cui il carcere, solo per aver espresso un’opinione.

‘In Turchia il diritto alla libertà d’espressione è sotto attacco, con centinaia di procedimenti giudiziari a carico di attivisti, giornalisti, scrittori e avvocati. Si tratta di uno dei più radicati problemi legati ai diritti umani nel paese’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

‘Le riforme succedutesi nel tempo non hanno affrontato il problema principale: la definizione di alcune fattispecie di reato nel codice penale e nella legge antiterrorismo’ – ha aggiunto Dalhuisen.

‘I più gravi procedimenti giudiziari risultano a carico di persone che criticano la condotta dei pubblici ufficiali o che esprimono legittimamente le loro idee su temi politici considerati sensibili. Le autorità turche devono accettare le critiche e rispettare il diritto alla libertà d’espressione’ – ha affermato Andrew Gardner, esperto di Amnesty International sulla Turchia.

Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani analizza il contenuto e le modalità di attuazione dei 10 più problematici articoli di legge che minacciano la libertà d’espressione in Turchia.

Rimangono in vigore il famigerato articolo 301 del codice penale, sulla ‘denigrazione della Nazione turca’, usato in passato per processare e condannare il giornalista e difensore dei diritti umani Hrant Dink, poi assassinato; e l’articolo 318, che punisce chi cerca di ‘allontanare il pubblico dal servizio militare’. Amnesty International chiede che entrambi siano aboliti.

Negli ultimi anni si è assistito all’aumento, in violazione del diritto alla libertà d’espressione, di associazione e di riunione, dell’uso arbitrario delle leggi antiterrorismo per criminalizzare attività del tutto legittime, come discorsi politici, scritti di contenuto critico, partecipazione a manifestazioni e militanza in organizzazioni e gruppi politici riconosciuti.

‘Emendare l’assai ampia e vaga definizione di ‘terrorismo’ è un dovere. Solo in questo modo, potranno terminare le arbitrarie incriminazioni per ‘appartenenza a organizzazione terrorista” – ha sottolineato Gardner.

Dibattiti pacifici sui diritti dei curdi e su altre questioni politiche a loro legate, così come i temi e gli slogan al centro delle manifestazioni in loro favore, danno luogo a procedimenti giudiziari per ‘propaganda terrorista’.

‘Una società in cui le persone possono liberamente esprimere le loro opinioni, dibattendo sulle questioni più importanti all’ordine del giorno senza timore di essere incriminate, è una società in buona salute ed è ciò di cui la Turchia ha bisogno’ – ha concluso Dalhuisen.

‘Una riforma profonda delle leggi che rimuova le catene alla libertà d’espressione, associazione e riunione porterà aria pulita nel paese e sarà un passo avanti essenziale verso una Turchia pacifica e democratica’ – ha concluso Gardner.

Scarica il rapporto ‘Turkey: Decriminalize dissent’

FINE DEL COMUNICATO                Roma, 27 marzo 2013

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