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Amnesty International ha chiesto ai governi di Turchia e Iraq di cessare di ostacolare l’ingresso dei rifugiati in fuga dal conflitto interno della Siria e di aprire tutti i varchi di confine consentendo loro un accesso in condizioni di sicurezza.
L’organizzazione per i diritti umani appressa gli sforzi che i paesi confinanti con la Siria stanno facendo per ospitare un ampio numero di rifugiati, riconoscendo quante responsabilità e oneri ricadano su di essi e sottolineando come la comunità internazionale debba rispondere in modo generoso alle richieste di fondi per sostenere tali sforzi. Secondo l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre 250.000 persone sono fuggite dalla Siria dal marzo 2011. Questo numero si riferisce ai rifugiati registrati o in attesa di registrazione in Turchia, Iraq, Giordania e Libano. Molti altri siriani potrebbero essere entrati in questi paesi senza essere censiti.
Tuttavia, almeno 10.000 persone si trovano ancora in territorio siriano lungo il confine con le province turche di Kilis e Hatay, in attesa di essere autorizzare all’ingresso. I ritardi nelle procedure di registrazione hanno costretto migliaia di persone a vagare nella zona di confine, con acqua e cibo insufficienti.
Amnesty International riconosce che efficaci procedure di screening e registrazione sono necessarie per garantire la sicurezza in termini generali e mantenere le caratteristiche civili e umanitarie dei campi per richiedenti asilo e rifugiati. Inoltre, ingrandire i campi già esistenti per ospitare un maggior numero di persone è un’operazione complessa.
Tutto questo, però, non deve mettere a rischio la vita o l’incolumità di chi cerca di fuggire dalla Siria.
Nella sua lettera alle autorità turche, Amnesty International ha anche fatto presente che allestire i campi per i rifugiati molto vicino al confine rischia di essere molto pericoloso per i rifugiati. Nell’aprile 2012, colpi d’arma da fuoco provenienti dalla Siria hanno ferito rifugiati che si trovavano nel campo di Kilis o nelle sue vicinanze.
Infine, Amnesty International ha chiesto nuovamente di essere autorizzata a entrare nei campi per verificare le loro condizioni e intervistare i rifugiati.
I posti di frontiera di al-Waleed e Rabhia, al confine tra Siria e Iraq, restano aperti, mentre quello di al-Qa’em è stato chiuso il 16 agosto con risultato che diverse centinaia di siriani sono rimasti bloccati sul lato siriano del confine.
Di fronte ai crimini contro l’umanità, ai crimini di guerra e alle altre violazioni dei diritti umani che stanno avendo luogo in Siria, ogni ritardo od ostacolo nel consentire ai rifugiati di raggiungere un posto sicuro li pone a grande rischio.