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A distanza di un anno dal giudizio vincolante della Corte europea dei diritti umani, che aveva ritenuto politicamente motivata la detenzione di Osman Kavala, il 3 dicembre il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha sollecitato la Turchia a rimettere immediatamente in libertà l’attivista della società civile turca.
Nella sua risoluzione, il Comitato dei ministri ha sottolineato che la Turchia non ha mai replicato al fatto che l’attuale detenzione di Kavala sia in continuità con le violazioni dei diritti umani menzionate nel dicembre 2019 dalla Corte europea dei diritti umani e ha criticato il silenzio della Corte costituzionale di Ankara sul caso.
Nato a Parigi nel 1957, Kavala è il co-fondatore di Iletisim Yayinlari, una delle più grandi case editrici turche e presiede l’istituto Anadolu Kültür, da lui fondato e divenuto un punto di riferimento prezioso per comprendere la società civile turca.
Inizialmente sotto inchiesta per tre accuse infondate relative al “tentativo di rovesciare il governo o l’ordine costituzionale con la violenza o con la forza” riguardo all’organizzazione delle manifestazioni al Gezi Park di Istanbul del 2013 e persino al suo coinvolgimento nel tentato colpo di stato del luglio 2016, nel febbraio 2020 Kavala è stato prosciolto da una di esse per essere accusato di “spionaggio” appena un mese dopo, con l’evidente scopo di aggirare la sentenza della Corte europea sull’illegalità della sua detenzione.
La prima udienza per quest’ultima accusa è prevista il 18 dicembre.