Turchia: rispettare il diritto di riunione pacifica per il primo maggio

28 Aprile 2014

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Amnesty International ha sottolineato con preoccupazione che le autorità turche si sono rifiutate di autorizzare le manifestazioni previste a piazza Taksim, nel centro di Istanbul, storica piazza per le celebrazioni del primo maggio. Negli anni passati, dopo questo rifiuto c’è stato un uso non necessario e sproporzionato della forza da parte della polizia contro i manifestanti pacifici.

Amnesty International chiede alle autorità turche di tornare sulla propria decisione e di rispettare i diritti dei sindacati e di coloro che desiderano manifestare pacificamente per il primo maggio.

Le imponenti manifestazioni, organizzate sia a Istanbul che a Taksim e Kadıköy, arrivano a quasi un anno dall’inizio delle proteste a Gezi Park, che le autorità hanno tentato di reprimere.

Il comportamento delle autorità in questa occasione sarà il banco di prova di cosa hanno appreso da quanto accaduto lo scorso anno. Amnesty International invierà degli osservatori a Istanbul.

La linea che le autorità hanno dichiarato di seguire prevede che non saranno più autorizzate manifestazioni su larga scala in piazza Taksim o a  Kadıköy – un luogo centrale che si trova nella parte asiatica di Istanbul- e che verranno concessi due spazi lontani dal centro:  Yenikapı e Maltepe,  rispettivamente sul lato europeo e su quello asiatico della città.

Le autorità non hanno fornito alcuna spiegazione sul rifiuto, al di là di generici riferimenti al mantenimento dell’ordine. Amnesty International è preoccupata perché questa politica non è in linea con gli obblighi della Turchia secondo il diritto internazionale dei diritti umani, che riconosce il diritto di riunione pacifica così come riconosciuto dal Patto internazionale sui diritti civili e politici e dalla Convenzione europea dei diritti umani di cui la Turchia è parte.

Negli ultimi anni, quando le autorità hanno autorizzato il corteo del primo maggio in piazza Taksim, tutto si è svolto pacificamente, senza danni a persone o cose.

Quando invece hanno rifiutato l’autorizzazione, si è constatato l’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza contro i manifestanti, con feriti e gravi disagi in tutta la città.

Nel 2007 e nel 2008 ci sono state decine di feriti a seguito di un intervento della polizia, che ha usato forza eccessiva contro manifestanti pacifici. La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che il comportamento tenuto nel disperdere i manifestanti il 1 maggio 2008  aveva violato l’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti umani (libertà di riunione pacifica) nel caso Kesk e Disk contro la Turchia.

Nel 2009 le autorità hanno permesso a un certo numero di manifestanti di entrare in piazza Taksim, riducendo significativamente gli scontri rispetto agli anni precedenti.

Nel 2010, 2011 e 2012, manifestazioni pacifiche su larga scala si sono svolte in piazza Taksim senza incidenti e col permesso delle autorità.

Nel 2013 queste si sono rifiutate di autorizzare le manifestazioni in piazza perché c’erano lavori di costruzione. I mezzi pubblici sono stati sospesi e la polizia ha abusato della forza contro coloro che manifestavano nelle aree circostanti, causando decine di feriti proprio come avveniva prima del 2009. Il processo a carico di 33 persone accusate di aver partecipato a quella manifestazione è ancora in corso. Se condannati, gli imputati dovranno scontare fino a tre anni di reclusione.

Alla luce delle esperienze passate e del completamento dei lavori di pedonalizzazione di piazza Taksim, è difficile capire quale legittimo scopo possa giustificare il divieto di manifestare in piazza. Tale divieto appare motivato piuttosto dalla volontà del governo di non dare alle voci dissenzienti una piattaforma così visibile da cui esprimere le proprie opinioni.

Amnesty International chiede quindi alle autorità turche di rivedere la loro decisione, autorizzare le manifestazioni del primo maggio in piazza Taksim e rispettare i diritti dei manifestanti, in linea con gli standard internazionali sui diritti umani.

Indipendentemente però dal fatto che tali manifestazioni siano autorizzate, le autorità devono assicurare che non venga fatto uso eccessivo e illegale della forza contro i manifestanti. Se è inevitabile ricorrere alla forza (ad esempio per garantire la sicurezza di altre persone) deve essere rigorosamente limitata al minimo necessario, in conformità con gli standard delle Nazioni Unite sulla condotta delle forze di polizia. Le autorità turche devono inoltre garantire che nessuno sia arrestato o perseguito per aver svolto attività che realizzano il diritto alla libertà di riunione pacifica.