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“La società brasiliana ha bisogno di sapere chi ha ucciso Marielle e perché. Ogni giorno che passa senza che questo caso sia risolto, i rischi per i difensori dei diritti umani diventano più grandi”.
Lo ha dichiarato Jurema Werneck, direttrice generale di Amnesty International Brasile.
A un mese dall’omicidio della difensora dei diritti umani Marielle Franco e del suo autista, Anderson Gomes, sollecitiamo le autorità brasiliane a dare priorità all’individuazione dei responsabili e a portarli di fronte alla giustizia.
“Se lo stato non riuscirà a portare i responsabili di fronte alla giustizia, diffonderà il messaggio che i difensori dei diritti umani possono essere uccisi impunemente. Le autorità devono rendere chiaro che ciò non accadrà e accelerare le indagini su chi ha ucciso Marielle e chi ha ordinato il suo omicidio”, ha aggiunto Werneck.
Eletta al Consiglio municipale di Rio de Janeiro nel 2016, Marielle era nota per la sua difesa dei diritti delle donne, in particolare per il sostegno alla lotta delle donne nere, e delle persone Lgbti e per le denunce delle violazioni e delle esecuzioni extragiudiziali a opera della polizia, soprattutto nelle favelas. Giorni prima del suo omicidio, era stata nominata relatrice della commissione per il monitoraggio dell’intervento delle forze armate con compiti di pubblica sicurezza nella città di Rio.
Marielle e il suo autista sono stati assassinati il 14 marzo a bordo della loro automobile, nel quartiere di Estacio, poco dopo aver partecipato a un dibattito pubblico. Sono stati raggiunti da almeno 13 pallottole, quattro delle quali hanno colpito Marielle alla testa. La natura della sparatoria e la presenza degli aggressori a bordo di due veicoli indicano che l’agguato è stato attentamente pianificato e portato a termine da persone addestrate.
Chiediamo alle autorità brasiliane di condurre un’indagine rapida, esaustiva, imparziale e indipendente che identifichi non solo chi ha sparato ma anche chi ha ordinato il duplice omicidio.
Se così non avverrà, decine di difensori dei diritti umani si troveranno in grande pericolo. Il Brasile è uno dei paesi più mortali al mondo per coloro che difendono in diritti umani, con almeno 58 omicidi nel 2017. Queste uccisioni scoraggiano la mobilitazione e alimentano paura e silenzio nella società.
“L’uccisione di una difensora dei diritti umani nera e lesbica che si batteva per i diritti dei settori più emarginati della società aveva chiaramente l’obiettivo di zittire per sempre la sua voce e generare paura e insicurezza. Ma noi continueremo a prendere la parola. Tutte le persone che si sono mobilitate dopo l’omicidio di Marielle, in Brasile e nel mondo non si daranno pace fino a quando non ci saranno verità e giustizia. Hanno cercato di ridurci al silenzio ma abbiamo dimostrato loro che non abbiamo paura”.