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Circa trenta prigionieri di coscienza sono stati liberati in Guinea Equatoriale ai primi di giugno, a seguito di un decreto di grazia emesso dal presidente Teodoro Obiang Nguema, in occasione del suo compleanno. Fra questi anche il reverendo Bienvenido Samba Momesori (nella foto), arrestato il 26 ottobre 2003 senza alcuna accusa e adottato da Amnesty International (AI) come prigioniero di coscienza.
All’inizio le autorità negarono il suo arresto. Dopo due settimane la famiglia scoprì che si trovava nel carcere della capitale, dal quale fu trasferito poco dopo. Solo nel dicembre del 2003 si seppe che si trovava nel carcere di Evinayong, nella parte continentale del paese. Durante tutto il periodo di detenzione, non è stata formulata alcuna accusa nei suoi confronti né egli ha affrontato un processo. Alla Croce Rossa è stato impedito di visitarlo regolarmente. La sua famiglia poteva vederlo solo ogni cinque mesi. Le sue condizioni di detenzione sono state sempre inadeguate, con scarso cibo e senza assistenza medica.
Le detenzioni illegali sono frequenti in Guinea Equatoriale e colpiscono i potenziali oppositori politici. La popolazione Bubi dell’isola di Bioko è da anni oggetto di persecuzioni da parte del governo controllato da membri della minoranza etnica Fang, proveniente dalla parte continentale del paese. Il reverendo Samba, in quanto Bubi, era già stato arrestato nel 1998 assieme ad altre 500 persone. Anche in questo primo arresto hanno pesato la sua origine etnica, le sue conoscenze e l’aver espresso pacificamente opinioni politiche.
Al caso di Bienvenido Samba hanno lavorato 11 Gruppi di AI, dei quali la maggior parte in Italia – Gruppo 1 (Roma), 4 (Milano), 7 (Genova) e 89 (Grosseto) – con l’invio di lettere e appelli pubblici. Il lavoro degli attivisti ha coinvolto diversi soggetti, da sindaci e autorità locali fino a esponenti del mondo religioso. Tutti questi sforzi non sono stati vani: il reverendo Samba è stato rilasciato il 7 giugno.
Contattati telefonicamente dai ricercatori del Segretariato Internazionale poco dopo il suo rilascio, Bienvenido Samba e la sua famiglia hanno espresso la loro gratitudine per il lavoro svolto da AI. La soluzione di questo caso è senza dubbio una buona notizia ed è la riprova di come l’impegno tenace e continuativo possa portare a un risultato positivo. Non bisogna però dimenticare che resta molto lavoro da fare; il reverendo Samba è sì libero, ma è sottoposto senza motivo a limitazioni della libertà personale, confinato a Luba, il suo villaggio natale. Inoltre, attualmente in Guinea Equatoriale decine di prigionieri di coscienza sono detenuti ingiustamente e i diritti fondamentali sono costantemente violati. La liberazione del reverendo Samba è solo un primo passo su una strada ancora lunga da percorrere in Guinea Equatoriale.