Un’abolizione possibile e necessaria

29 Marzo 2011

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Il 19 marzo 2010, quando la madre di Andrei Zhuk è andata nel carcere del Minsk, la capitale della Bielorussia, per portare del cibo al figlio condannato a morte per omicidio, le è stato detto di tornare indietro, di non andare più a fargli visita e di aspettare una notifica del tribunale.
Tre giorni dopo, è stata informata che suo figlio e un altro detenuto nel braccio della morte erano stati uccisi con un colpo alla nuca e che il corpo non le sarebbe stato restituito né le sarebbe stato detto dove era seppellito.

Come documenta il recente rapporto di Amnesty International sulla pena di morte nel mondo nel 2010, la Bielorussia non è stata sola nella triste classifica dell’omicidio di stato. Decapitazione, impiccagione, fucilazione, iniezione letale e sedia elettrica: la mano del boia nel 2010 si è resa responsabile, secondo i dati ufficiali, di 527 esecuzioni in altri 22 stati, senza contare le migliaia di esecuzioni probabilmente avvenute in Cina, dove la pena di morte è ancora un segreto di stato. Insieme alla Cina, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Stati Uniti d’America, Yemen, sono stati tra i paesi che più frequentemente hanno fatto ricorso alle esecuzioni.

Nonostante l’uso sistematico della pena di morte anche per reati di natura economica o legati alla droga, per blasfemia o per relazioni sessuali tra adulti consenzienti, lo scorso anno, il numero complessivo delle esecuzioni ufficiali è stato inferiore a quello del 2009 e i paesi mantenitori sono stati sempre più isolati. Quelli che hanno abolito la pena di morte per ogni reato sono diventati 96, grazie alla decisione del Gabon di eliminare la pena capitale. Il presidente della Mongolia ha annunciato una moratoria sulla pena di morte e, per la terza volta e con un sostegno ancora più ampio, l’Assemblea generale dell’Onu ha chiesto una moratoria globale sulle esecuzioni. Nel marzo 2011, l’Illinois è diventato il 16° paese abolizionista degli Usa.

Questi sono passi importanti di un percorso che ha visto negli ultimi 10 anni, 31 paesi liberarsi da questa pena crudele, disumana e degradante, che viola il diritto alla vita, non ha alcun effetto deterrente e comporta anche il rischio di gravi errori.

Un mondo libero dalla pena di morte non solo è possibile, è necessario!