Usa, esecuzione prevista nonostante sentenza della Corte di giustizia internazionale

22 Gennaio 2014

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È prevista il 22 gennaio in Texas l’esecuzione di Edgar Arias Tamayo, cittadino del Messico, nonostante una sentenza della Corte di giustizia internazionale e la richiesta del segretario di Stato John Kerry di non fissare una data di esecuzione. Tamayo è stato condannato a morte per l’omicidio di un poliziotto, avvenuto nel gennaio 1994.

Nel 2004, la Corte di giustizia internazionale ha ordinato al Texas di non procedere all’esecuzione in quanto Tamayo – così come molti altri cittadini stranieri condannati a morte – non era stato informato, al momento dell’arresto, che aveva diritto a chiedere assistenza consolare. Nel caso specifico, questa assistenza avrebbe potuto contribuire a fornire prove rilevanti ai fini della condanna. Nel settembre 2013, il segretario di Stato Usa John Kerry aveva scritto al governatore del Texas, Rick Perry, chiedendo di non fissare la data di esecuzione di Tamayo, in quanto la sentenza della Corte di giustizia internazionale ‘era vincolante per gli Usa ai sensi del diritto internazionale’.

Privo di assistenza consolare, Tamayo venne difeso da un avvocato che non informò la giuria degli abusi subiti dal suo cliente durante l’adolescenza, compresa una grave lesione al cranio all’età di 17 anni. Nel 2008 uno psichiatra diagnosticò a Tamayo un ‘lieve ritardo mentale‘, che avrebbe comunque impedito, in quanto incostituzionale, l’emissione della condanna a morte.

Il diniego dei diritti consolari può letteralmente fare la differenza tra la vita e la morte negli Usa. Imputati privi di risorse economiche e non assistiti dalle autorità del loro paese vengono difesi in modo inadeguato. Se la giuria fosse stata messa a conoscenza di alcune delle prove successivamente rinvenute grazie alle autorità messicane, è possibile che almeno un giurato si sarebbe pronunciato per una condanna al carcere‘ – ha dichiarato Rob Freer, ricercatore di Amnesty International sugli Usa.

Nel 2004, la Corte di giustizia internazionale ordinò agli Usa di garantire il riesame giudiziario dei casi di oltre 50 cittadini messicani, Tamayo incluso, condannati a morte dopo che erano stati negati loro i diritti consolari. Da allora, nessun tribunale ha riesaminato il suo caso. Persino l’ex governatore ed ex procuratore del Texas, Mark White, personalmente favorevole alla pena di morte, ha chiesto alle autorità politiche e giudiziarie del suo stato di rispettare l’impegno assunto nel 2008 di ottemperare alla sentenza della Corte di giustizia internazionale.

Se avrà luogo, l’esecuzione di Tamayo contravverrà anche a una richiesta della Commissione interamericana sui diritti umani, che nel novembre 2013 ha chiesto alle autorità del Texas di non procedere all’esecuzione fino a quando non avesse esaminato il ricorso del condannato circa il suo ritardo mentale. Amnesty International ha ricordato che un’esecuzione che ha luogo nel Texas è un’esecuzione che avviene negli Usa. Anche se il Texas si disinteressa delle sentenze di una corte internazionale, gli Usa dovrebbero preoccuparsene.