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Amnesty International: “Usa, politiche sull’immigrazione catastrofiche. Numero delle famiglie separate maggiore di quanto reso noto”
Il governo statunitense ha volutamente adottato politiche e prassi in materia d’immigrazione che hanno prodotto danni catastrofici a migliaia di persone che cercavano salvezza negli Usa, nonché la separazione di oltre 6.000 famiglie in un periodo di quattro mesi, un numero maggiore di quello reso noto in precedenza dalle autorità.
Un nuovo rapporto di Amnesty International, intitolato “Tu qui non hai alcun diritto: respingimenti illegali, detenzioni arbitrarie e maltrattamenti di richiedenti asilo negli Usa”, ha rivelato oggi i costi crudeli delle politiche intraprese dall’amministrazione Trump per compromettere e smantellare il sistema d’asilo in vigore negli Usa, in grave violazione delle norme nazionali e internazionali: i respingimenti illegali di massa di richiedenti asilo alla frontiera tra Messico e Usa, la separazione di migliaia di nuclei familiari e il sempre maggiore ricorso alla detenzione arbitraria e a tempo indeterminato dei richiedenti asilo, spesso con diniego della libertà condizionata.
“L’amministrazione Trump sta portando deliberatamente avanti una campagna di massicce violazioni dei diritti umani per punire e impaurire coloro che cercano riparo oltre la frontiera tra Messico e Usa”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.
“L’intensità, l’ampiezza e la dimensione delle violazioni contro chi cerca asilo sono veramente allarmanti. Il Congresso e gli organismi che si occupano della corretta applicazione della legge devono indagare in modo rapido, approfondito e imparziale per chiedere conto al governo delle sue azioni e assicurare che queste non si ripetano ulteriormente”, ha aggiunto Guevara-Rosas.
Circa 8000 famiglie separate nel 2017 e 2018
Nel mese di settembre l’agenzia per le Dogane e la protezione delle frontiere (Customs and border protection – Cpb) ha riferito ad Amnesty International di aver forzatamente separato oltre 6000 nuclei familiari (definizione che le autorità Usa applicano incoerentemente tanto a intere famiglie quanto a singoli loro componenti) nel periodo compreso tra il 19 aprile e il 15 agosto 2018, più di quanto reso noto in precedenza dalle autorità statunitensi.
La Cpb ha confermato che quel dato non tiene conto di un non precisato numero di famiglie la cui separazione non è stata correttamente registrata, che comprendono i nonni o altri gradi di relazione familiare che le autorità giudicano “fraudolenti” e dunque escludono dalle statistiche.
Complessivamente, l’amministrazione Trump ha ammesso di aver separato circa 8000 nuclei familiari a partire dal 2017.
“Questi numeri scioccanti lasciano intendere che le autorità Usa non hanno correttamente informato l’opinione pubblica sul numero di famiglie separate o che siano andate avanti con le separazioni nonostante le loro dichiarazioni di segno contrario e le sentenze dei tribunali che avevano ordinato lo stop alle separazioni familiari”, ha commentato Guevara-Rosas.
“Il Congresso deve agire immediatamente per indagare e istituire un registro completo delle separazioni familiari eseguite dalle autorità Usa e per approvare una legge che punisca le separazioni e la detenzione a tempo indeterminato dei bambini e delle famiglie”, ha proseguito Guevara-Rosas.
Le separazioni familiari costituiscono maltrattamento, a volte persino tortura
L’estrema sofferenza inflitta di proposito dalle autorità Usa alle famiglie separate costituisce maltrattamenti e in alcuni casi tortura.
Amnesty International ha intervistato 15 parenti e tutori legali separati dai loro bambini dalle autorità di frontiera, 13 dei quali si erano presentati ai posti di frontiera ufficiali. Le separazioni che sono seguite hanno causato forme estreme di angoscia e in alcuni casi traumi a lungo termine tanto per gli adulti quanto per i bambini.
“Mi hanno detto: ‘Qui tu non hai alcuni diritto e non hai alcun diritto di stare con tuo figlio’. In quel momento mi sono sentita morire. Sarebbe stato meglio se fossi morta sul colpo. Non sapere dov’è tuo figlio, cosa sta facendo è la peggiore delle sensazioni che una madre può avere. Come può una madre non avere il diritto di stare insieme a suo figlio?”, ha raccontato ad Amnesty International Valquiria, una madre brasiliana di 39 anni, da un centro di detenzione per immigrati del Texas. Nel marzo 2018 gli agenti della Cbp l’hanno separata da suo figlio di sette anni, non fornendo alcuna ragione, il giorno dopo aver chiesto asilo a un posto di frontiera ufficiale.
Respingimenti illegali e detenzioni arbitrarie
Nel 2017 e nel 2018 la Cbp ha respinto migliaia di persone che avevano chiesto asilo ai posti di frontiera ufficiali.
“Ogni essere umano, in ogni parte del mondo, ha il diritto di chiedere asilo dalla persecuzione o da gravi pericoli e ricevere protezione in un altro paese”, ha sottolineato Guevara-Rosas.
“Le autorità di frontiera statunitensi stanno violando in modo clamoroso le norme nazionali e internazionali sull’asilo respingendo in Messico persone di cui non registrano né valutano la richiesta d’asilo. Queste persone possono rischiare sia violazioni in Messico che nei paesi di origine, se ulteriormente respinti verso questi ultimi”, ha aggiunto Guevara-Rosas.
Inoltre, dal 2017 le autorità statunitensi hanno adottato e imposto la prassi della detenzione obbligatoria e a tempo indeterminato dei richiedenti asilo, spesso negando loro la libertà condizionata, per tutta la durata della procedura d’esame della domanda d’asilo. Si tratta di detenzioni arbitrarie, che violano le norme statunitensi e internazionali.
Amnesty International ha incontrato richiedenti asilo in detenzione a tempo indeterminato, compresi membri di famiglie separate, persone anziane o in condizioni di salute precarie e bisognose di cure mediche.
L’organizzazione per i diritti umani ha inoltre documentato 15 casi di richiedenti asilo transgender e gay detenuti per diversi mesi o addirittura per quasi tre anni con diniego di libertà condizionata, negata persino a due di loro che avevano subito violenza sessuale nel corso della detenzione.
“In diversi di questi casi, la loro detenzione a tempo indeterminato costituisce una forma di maltrattamento”, ha precisato Guevara-Rosas.
“La prassi priva di necessità delle autorità Usa di ricorrere alla detenzione e traumatizzare persone arrivate per sfuggire alla persecuzione o alla morte è semplicemente vergognosa. Il Congresso deve chiedere la fine della detenzione dei bambini e delle famiglie e finanziare soluzioni alternative, come il programma Family Case Management, alternativo al carcere e interrotto dall’amministrazione Trump nel 2017 e che si è dimostrato efficace nel 99 per cento dei casi nell’assistere le famiglie dei richiedenti asilo”, ha concluso Guevara-Rosas.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 11 ottobre 2018
Qui il rapporto “Tu qui non hai alcun diritto: respingimenti illegali, detenzioni arbitrarie e maltrattamenti di richiedenti asilo negli Usa”.
Per interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it