Usa, gli artefici del programma di torture della Cia per la prima volta testimoni a Guantánamo

18 Gennaio 2020

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A partire dal 20 gennaio i due psicologi responsabili della creazione e dell’applicazione delle “tecniche avanzate di interrogatorio” della Cia nel centro di detenzione di Guantánamo saranno chiamati a testimoniare durante la fase istruttoria del processo nei confronti di Khalid Sheikh Mohammed – considerato l’ideatore degli attacchi dell’11 settembre 2001 – a altri quattro imputati.

I due psicologi a contratto, James E. Mitchell e John “Bruce” Jessen, sono responsabili di aver messo a punto tecniche di interrogatorio, tra i quali il waterboarding, l’isolamento in celle di dimensioni minuscole, i pestaggi e la privazione del sonno che equivalgono tutti a tortura. Molti detenuti hanno subito tali trattamenti in centri segreti di detenzione in tutto il mondo, compresa l’Europa, con la complicità di numerosi governi europei.

Alle udienze saranno presenti due osservatori di Amnesty International: Julia Hall, avvocata ed esperta del Segretariato Internazionale di Amnesty International in materia di giustizia penale, antiterrorismo e diritti umani, e Zeke Johnson, direttore dei programmi di Amnesty International Usa.

Il perverso ‘lavoro’ di questi psicologi ha fortemente compromesso la lotta globale contro la tortura. I metodi interrogatorio da loro caldeggiati hanno avuto un effetto domino in tutto il mondo“, ha dichiarato Julie Hall.

Invece di doverne rispondere, i responsabili del programma di torture della Cia, tra i quali Mitchell e Jessen, sono stati protetti e, in alcuni casi, difesi. Il fatto che essi testimonino in questa importantissima circostanza dimostra che la Cia non ha voluto sradicare le violazioni dei diritti umani su cui si basava il loro programma antiterrorismo. Questa impunità costituisce una macchia nella storia degli Stati Uniti. La tortura non può mai essere giustificata e chiunque ne faccia uso deve risponderne“, ha sottolineato Hall.

Da tempo, Amnesty International sostiene che i funzionari governativi coinvolti in torture e maltrattamenti di detenuti durante la “guerra al terrorismo” globale degli Usa debbano rispondere delle loro responsabilità e che i detenuti di Guantánamo debbano essere rilasciati o processati tempestivamente nei tribunali ordinari federali statunitensi.

Amnesty International continua ripetutamente a chiedere al governo statunitense di chiudere il centro di detenzione di Guantánamo e mettere fine ad anni, ormai 18, di violazioni dei diritti umani.

L’organizzazione per i diritti umani richiama inoltre l’attenzione sul fatto che i programmi governativi basati su maltrattamenti e torture, insieme ai ripetuti ritardi nel celebrare processi equi nei confronti dei presunti autori degli attacchi dell’11 settembre, hanno contribuito in maniera diretta all’assenza di una vera giustizia e di risarcimenti per le vittime dell’11 settembre e i loro familiari.

Nelle udienze dei prossimi giorni si valuterà se dichiarazioni estorte con la tortura debbano o meno essere escluse dalle prove nei confronti dei presunti autori degli attacchi dell’11 settembre. I cinque imputati potrebbero essere condannati a morte se giudicati colpevoli dalle commissioni militari, organismi le cui procedure non rispettano gli standard internazionali in materia di processi equi. La loro eventuale condanna a morte costituirebbe la negazione estrema dei diritti umani fondamentali.